Anche quest’anno a Monopoli torna il Phest

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Il 30 agosto scorso è partito a Monopoli il Phest, consueto appuntamento annuale con la fotografia d’autore. Il festival internazionale di fotografia, col suo motto evocativo “See beyond the Sea”, sarà visitabile fino al prossimo 3 novembre, proponendo opere e creazioni che ruotano attorno al tema del “Sogno”.

Sicuramente il tema di questa edizione, ormai la nona, deve qualcosa anche alla corrente del Surrealismo, di cui quest’anno si celebrano i 100 anni. Particolare in questo senso anche l’omaggio a Man Ray, uno dei fotografi più innovativi della storia (celeberrimo il suo “Le violon d’ingres”), cui è dedicata la vasta esposizione nei pressi del Castello di Carlo V, svolta in collaborazione con l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee de La Biennale di Venezia.

Anche quest’anno sono numerosi i luoghi eccezionalmente fruibili proprio grazie alle installazioni del festival: si annoverano il Palazzo Palmieri, la Casa Santa e le sue stalle, la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo e quella di Sant’Angelo in Borgo.

Nucleo dell’esposizione è proprio Palazzo Palmieri, nel cortile del quale è stata installata la Warka Tower, progettata per raccogliere fino a 100 litri giornalieri di acqua dall’atmosfera tramite il meccanismo della condensazione, utile, quindi, in contesti estremamente aridi.

La prima esposizione, al piano terra dell’antica residenza, prende il nome di “The Lollipop Trees”, realizzato dal fotografo Jan von Holleben con la collaborazione dei bambini di Monopoli. Su cartoncini appese e lasciati in movimento tramite la presenza di alcune ventole, i bambini degli istituti comprensivi della città hanno rappresentato i loro sogni, accompagnati da una frase più o meno evocativa.

Ma il tema del sogno è declinabile anche come desiderio di una nuova vita, ed è in sostanza questo il tema di numerose opere esposte, tra cui quelle di Celestino Marco Cavalli, “Northern Stars”, fotografie che rappresentano i paesaggi a cavallo del confine tra Italia e Francia, rotta quotidiana dei migranti clandestini che, giunti in Italia, desiderano spostarsi nel resto dell’Europa col sogno di una vita migliore.

Grande importanza, anche quest’anno, è ricoperta dalle opere realizzate con l’intelligenza artificiale, in particolare si segnalano quelle dell’artista Polina Kostanda “Polly in wonderland”.

Altro tema affrontato è quello dell’infanzia negata: il periodo che per eccellenza dovrebbe essere segnato dai sogni dei bambini, spesso presenta problematiche legate alla famiglia. Michalina Kacperak in “Soft spot” affronta la situazione, vissuta in prima persona, della convivenza tra bambini e genitori alcolisti.

Ma c’è anche il superamento del sogno, tema affrontato da Richard Sharum nella serie “Of thee I sing – an American Series”, che demolisce la narrativa dell’American Dream presentando fotografie della vita di tutti i giorni nelle metropoli a stelle e strisce, segnate dai senza fissa dimora (in particolare focalizza l’attenzione sugli oltre 6000 bambini senzatetto di Dallas), dalla piaga degli omicidi e del disagio economico della flyover country, ovvero gli Stati Uniti centrali, lontani dal benessere della East e West Coast.

Particolarmente creative le opere ospitate nella casamatta del Castello, realizzate da Natalie Karpushenko con l’evocativo titolo di “Where dreams may come”: l’artista kazaka ha realizzato delle splendide fotografie che mostrano il contatto tra l’uomo e l’oceano, con persone che nuotano assieme ai grandi cetacei in una “bellezza primordiale e naturale”, “la bellezza grezza dell’essere vivi”.

A queste poche opere analizzate se ne aggiungono molteplici altre, visionabili ancora per poco nel centro antico della bella cittadina a sud di Bari. Per informazioni sugli orari di apertura e sul costo dei biglietti si rimanda al sito dell’evento.

Giuseppe Mennea

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