Cantine, cave e ipogei: è il mondo nascosto di Gravina Sotterranea

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A Gravina, tranquillo centro murgiano fortunatamente ancora fuori dal caos del turismo di massa, è possibile vivere un’esperienza in grado di portare il visitatore indietro di secoli semplicemente percorrendo una scalinata. Si tratta di Gravina Sotterranea, un’associazione privata che rende fruibili cantine, cave e meandri che si sviluppano al di sotto dei palazzi del centro storico.

L’associazione è nata 20 anni fa, quando inizia l’attività di riscoperta del presidente Michele Parisi, che ha pian piano recuperato assieme ad altri volontari una serie di ambienti di cui si era progressivamente perso traccia.

La mission è proprio quella di portare lontano il nome di Gravina, per far conoscere la storia della città e delle sue fondamenta sotterranee in Puglia e oltre, facendo innanzitutto un servizio per la comunità che pian piano sta intercettando i flussi turistici che dalla costa si spostano verso Matera.

I percorsi di visita sono molteplici, andando a collegare aree non direttamente comunicanti del centro storico ma accomunate dalla storia.

Si tratta di ambienti scavati nella roccia, la cui funzione era di ottenere materiale per la costruzione degli edifici sovrastanti. Tali ambienti ipogei, che comunicavano con l’esterno tramite un fitto sistema di condotte di areazione scavate in forma di pozzi, erano poi riutilizzati per i più svariati motivi.

Parecchi erano riconvertiti in cisterne, utili per la raccolta dell’acqua piovana da utilizzare per ragioni correnti, come il lavaggio degli indumenti e la pulizia. Altri erano utilizzati come cantine: infatti, in numerose aree si possono osservare antiche botti e strumenti di lavoro impiegati per la realizzazione del Verdeca, un vino tipico dell’area murgiana.

Altri ambienti ancora hanno permesso di ricostruire eventi tragici della storia di Gravina, ad esempio le pestilenze e il colera, cui seguì la realizzazione di numerose fosse comuni. Proprio in una delle cantine che si visitano è possibile osservare un teschio conficcato nel soffitto dell’ambiente ipogeo, che quindi venne realizzato in epoca più recente esattamente sotto una di queste fosse di cui si era persa traccia.

Speciali scoperte sono state fatte all’interno degli ambienti: l’individuazione di una statua e di un volto scavati nella roccia ha fatto ad esempio pensare alla presenza di sette massoniche in epoca preunitaria, quando si cospirava contro il re e la nobiltà. Si tratta di un fenomeno abbastanza diffuso in area murgiana, ad esempio a Grumo, della cui loggia abbiamo parlato nell’articolo su Villa Mastroserio.

Anche se si tratta di ambienti sotterranei, caratterizzati da forte umidità e abbandonati per molto tempo, le aree di visita sono interamente rifunzionalizzate e recuperate. A fare da filo conduttore tra le varie zone è una striscia di neon che sembra abbracciare gli spazi e, allo stesso tempo, indicare il percorso.

La visita a questi fantastici luoghi avviene su prenotazione: per le informazioni sulle fasce orarie e sul costo del biglietto si rimanda al sito dell’associazione.

Giuseppe Mennea

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