“Stranizza d’amuri”, il racconto emotivo ispirato al delitto di Giarre

  • 0
  • 113 visualizzazioni

“Stranizza d’amuri” è il primo film diretto da Beppe Fiorello che vede protagonisti Gianni e Nino interpretati dai giovani attori Samuele Segreto e Gabriele Pizzurro.

Giorgio e Toni. Immagine da Vanity Fair.

La trama è ispirata ai fatti realmente accaduti e dedicata alle vittime del delitto di Giarre, in provincia di Catania, il quindicenne Antonio Galatola e Giorgio Agatino Giammona di 25 anni. Il 31 ottobre 1980 furono uccisi a colpi di pistola e i loro corpi rinvenuti uno accanto all’altro. Seppur la stampa dell’epoca riportasse l’accaduto come un delitto passionale (il quotidiano La Sicilia scrisse “Omosessuale sopprime il partner e subito si uccide accanto a lui”), si trattò evidentemente di un omicidio di matrice omofoba. Infatti, non vennero effettuate alcune indagini per la volontà di insabbiare, sopprimere e dimenticare quella storia di cui non era permesso parlare.
I funerali dei due ziti (in paese erano soprannominati così, “i fidanzati” in dialetto locale) si tennero il 2 novembre 1980, separatamente, a distanza di solo un’ora l’uno dall’altro. Il parroco, nonché il futuro fondatore dell’associazione Arcigay, però aveva suggerito un’unica celebrazione per i due ragazzi, a cui le rispettive famiglie si opposero. La chiesa di San Francesco d’Assisi era gremita per Galatola e quasi deserta per Giammona.
Il film, ovvero quello che avrebbe dovuto essere un tentativo di esprimere rabbia, sconcerto e ribellione per come sono stati trattati i fatti, si limita ad essere un racconto sentimentale di una vicenda atroce e grave. La delicatezza con cui viene trattata la storia desidererebbe essere incontaminata dal clima di ostilità e arretratezza del contesto rurale e retrogrado del paesino.

Sofia Fasano

Anche quest’anno a Monopoli torna il Phest
Articolo Precedente Anche quest’anno a Monopoli torna il Phest
“Il tempo che ci vuole” – il rapporto padre-figlia dei registi Luigi e Francesca Comencini
Prossimo Articolo “Il tempo che ci vuole” – il rapporto padre-figlia dei registi Luigi e Francesca Comencini
Articoli collegati

Lascia un commento:

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I tuoi dati personali verranno utilizzati per supportare la tua esperienza su questo sito web, per gestire l'accesso al tuo account e per altri scopi descritti nella nostra privacy policy.