L’esigenza di conservare e trasmettere nel tempo il proprio pensiero e sapere è stata sin dall’antichità avvertita dall’uomo, che ha ideato, a tal fine, la scrittura, non meno di 6000 anni fa, epoca cui risale la più antica documentazione scritta di una lingua, il Sumero. In tutte le culture e civiltà del mondo, la scrittura alfabetica è stata preceduta da segni e simboli il cui significato non è stato del tutto compreso; col passar del tempo, i segni divennero disegni e si passò alla scrittura pittografica.
La mitologia riteneva la scrittura un dono divino, creata dal Dio egiziano delle lettere, Thot (equivalente del greco Ermes e del romano Mercurio, a loro volta reputati inventori dell’alfabeto), raffigurato in un antico documento nell’atto di ricavare i caratteri della scrittura dall’effigie degli déi. Perciò la scrittura appare anche immagine di Dio, di origine sacra e il segno visibile del Verbo e dell’attività divina. La scrittura era “pittografica”, ossia basata su disegni convenzionali stilizzati esprimenti concetti ed idee e da essa si originò quella cuneiforme, i cui segni avevano l’aspetto di cunei intagliati su argilla e legno. Dalla cuneiforme, poi, i Fenici ricavarono la scrittura alfabetica, composta non da segni, ma da lettere indicanti ciascuna un suono. Si tramanda che essi l’abbiano introdotta in Asia Minore e in Occidente, dove si arricchì delle vocali, prima mancanti, e fu, ad esempio, all’origine del greco secondo Erodoto di Alicarnasso.
Malgrado gli sforzi volti a elevare la scrittura a immagine di Dio, essa fu spesso vista come qualcosa di depauperante, cristallizzato e strumentale rispetto alla parola: la scrittura è ritenuta un simbolo della parola assente, che arriva quando la parola si ritira o, ancora, erano di frequente gli schiavi a scrivere sotto la dettatura dei padroni. Gesù, Buddha e Socrate non lasciarono scritti; secondo Socrate, la scrittura ha il limite che, se interrogata, risponde tacendo maestosamente. Il filosofo del V secolo a.C. non poteva immaginare che, in seguito, l’uomo avrebbe intuito che essa potesse essere, al contrario, un’espressione rivelatrice del carattere dello scrivente, ideando la Grafologia come disciplina atta a ricavare, dall’osservazione della scrittura, informazioni sulla personalità dello scrivente, nei suoi aspetti intellettivi, affettivi e volitivi. Ma di questo parleremo in un prossimo articolo.
Maria Elide Lovero