Oggi 15 ottobre la Chiesa ricorda la personalità e l’opera cristiana di santa Teresa d’Avila, mistica e anche autrice di alcune opere letterarie.
Teresa fu obbligata a vestire l’abito monacale nel monastero “Carmelo de la Encarnación” che ospitava la sua città natale. Maturò un’esperienza spirituale tale da essere vittima delle peggiori accuse dagli stessi religiosi di “illusioni demoniache”. La verità è che Teresa aveva numerosi episodi di visioni e di estasi, in cui si estraniava completamente dal mondo circostante, che la gettavano in forte crisi.
La sua vita e la sua evoluzione spirituale sono da lei narrate nella sua “Autobiografia”, opera che si inserisce in quella corrente letteraria della mistica a metà del XVI secolo. Infatti, la letteratura mistica si basa sull’esperienza ultraterrena e spirituale che porta l’individuo all’unione della sua anima con Dio. Questa comunicazione nonché il raggiungimento della perfezione morale è però raggiungibile solo al termine di un percorso di purificazione dell’anima, penitenzia e rinuncia, proprio come scriveva santa Teresa nelle “Relaciones” (“Relazioni”).
Tra le altre sue opere, le sue lettere hanno un valore filologico e storico, il “Camino de perfección” (“Cammino di perfezione”) è un trattato ascetico, mentre “Las moradas” (tradotto anche come “Il castello interiore”) è il libro dottrinale più importante.
La fondazione da parte di santa Teresa dell’ordine dei carmelitani scalzi si inserisce nel quadro storico che segue il Concilio di Trento (1545-1563), quando in Spagna la monarchia è retta da Filippo II detto, appunto, il Cattolico, un fervente conservatore e si assiste a una riforma conventuale che vedrà come protagonisti anche sant’Ignazio di Loyola.
Sofia Fasano