“Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nella piaga dei chiodi, io non crederò”(Giovanni 20, 25). Così disse Tommaso, uno dei dodici apostoli, quando gli altri gli raccontarono di aver visto Gesù risorto. Da questa frase è nata l’espressione “essere come san Tommaso”, che indichiamo chi ha bisogno di prove concrete per credere, chi è scettico e diffidente.
Spesso, Tommaso viene dipinto come un incredulo, un uomo testardo e poco disposto ad accettare la fede degli altri. Tuttavia, una lettura più attenta del Vangelo ci rivela un uomo alla ricerca della verità. Tommaso non rifiuta a priori la notizia della resurrezione, ma chiede semplicemente una prova tangibile, una conferma dei suoi sensi.
Il dubbio, se sano e costruttivo, non è un ostacolo alla fede, ma un punto di partenza per una ricerca più profonda. Tommaso ci insegna che è legittimo porre domande, esprimere le proprie perplessità e cercare risposte convincenti. Il dubbio, infatti, ci spinge ad andare oltre le apparenze e a indagare la realtà in profondità.
Tuttavia, il dubbio non può essere l’unica guida della nostra vita. Abbiamo bisogno anche della fede, cioè della capacità di credere in qualcosa che va oltre la nostra esperienza diretta. La fiducia ci permette di sperimentare la bellezza e il mistero della vita, di trovare un senso alle nostre esperienze e di costruire relazioni significative con gli altri.
Per conciliare dubbio e fede è necessario un equilibrio delicato. Da un lato, dobbiamo mantenere un atteggiamento critico e diffidare delle facili illusioni. Dall’altro, dobbiamo essere disposti ad aprire il nostro cuore alla possibilità che esistano realtà che vanno oltre la nostra comprensione.
La storia di Tommaso ci invita a riflettere sulla natura della conoscenza e sulla relazione tra fede e ragione. Ci insegna che la conoscenza non è solo un accumulo di informazioni, ma un processo dinamico e continuo di costruzione del significato.
“Essere come san Tommaso” può diventare un invito a una crescita spirituale profonda. Ci spinge ad essere sempre aperti a nuove conoscenze e esperienze, a non accettare passivamente le informazioni, ma interrogarsi sulla loro validità, a non accontentarsi delle apparenze, ma andare in profondità. Bisogna avere il coraggio di esprimere i propri dubbi e le proprie perplessità e accettare che esistono realtà che vanno oltre la nostra comprensione.
La storia di Tommaso ci insegna che il dubbio e la fede non sono in contraddizione, ma possono coesistere e arricchirsi a vicenda. Essere come san Tommaso significa essere alla ricerca della verità, con umiltà e perseveranza.
Antonio Calisi