Il dramma della solitudine nelle società interconnesse

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Negli ultimi giorni il programma TV “Presa Diretta” ha affrontato un tema drammatico che tocca ormai diversi paesi di tutto il mondo; il servizio di Lisa Iotti, Antonella Bottini e Marco Della Monica denunciava un fenomeno che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede in Giappone, nazione che vanta la popolazione più anziana a livello globale: si tratta del Kodokùshi, ossia del morire in totale solitudine. Soltanto nel primo trimestre del 2024 ben 24 mila persone sarebbero morte senza avere nessuno al loro fianco.

Le cause di tale tendenza preoccupante sono rintracciabili nella costante ricerca da parte dei nipponici di affermazione lavorativa ed economica, a discapito delle relazioni interpersonali. Per questo motivo, la vita di molti è scandita da estenuanti turni di lavoro, che conducono circa 1500 persone l’anno al suicidio per situazioni di disagio legate al loro impiego oppure al Karoshi, termine che designa una “morte da superlavoro”, determinata nella maggior parte dei casi da ictus, infarti, digiuni o malnutrizione. Similmente, molti anziani preferiscono mostrare un benessere apparente e lasciarsi divorare dalla solitudine, per cui è stata creata un’applicazione che, grazie al suo algoritmo, riesce ad abbinare le persone più compatibili a fini matrimoniali. Inoltre, anche se può sembrarci assurdo, sono sorti degli Host Club, in cui dei professionisti pagati si occupano di dare affetto e tenerezza, senza alcuna finalità sessuale, a coloro che necessitano di contatto umano.

In Italia la situazione non è molto più rosea: secondo gli ultimi monitoraggi del 2021, il tasso di suicidi sarebbe in aumento in tutte le fasce di età; dai 3.748 casi nel 2020 si è passati 3.870 nel 2021. Il servizio, infatti, metteva in luce che a Milano moltissime persone muoiono prive di ogni affetto, consolazione e compagnia e senza che nessuno prenda parte alla funzione funebre. Di pari passo è in crescita il numero di cittadini che sottoscrive nel proprio testamento la volontà che una parte del proprio patrimonio, se non tutto, sia devoluto ad associazioni che si impegnano per il benessere animale, come, ad esempio, la LAV (Lega Antivivisezione), che nell’ultimo decennio ha visto un incremento esponenziale delle donazioni.
Il comune di Milano, attraverso la coordinazione dell’Assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé, ha diramato la presenza sul territorio di amministratori di sostegno in grado di assistere e monitorare centinaia di abitanti che vivono in condizioni di profonda difficoltà o solitudine.
Maria Elide Lovero
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