Mi pare sia prassi che, verso la fine dell’annuale conduzione gestionale, le Direzioni comunali adottino provvedimenti, anche di una certa importanza, consistenti sia nell’affidamento all’esterno di prestazioni professionali che di interventi in opere e forniture, che, comunque, trovano copertura con i fondi a loro ancora disponibili in virtù del DUP (Programmazione strategica dell’azione amministrativa comunale). Non sorprende, dunque, che ormai a fine ottobre, il Dirigente del Sevizio Lavori Pubblici con un Ordine di lavoro, la D.D. n.172/2024, si sia affidato al geom. Massimiliano Caprio di Mola di Bari, dietro compenso di € 16.653,00, comprensivo di oneri fiscali e previdenziali, per approntare un progetto che individui lungo la fascia costiera alcune aree demaniali su cui poter costruire “rampe pedonali per l’accesso pubblico al mare”.
In altri termini al professionista incaricato è stato chiesto di redigere un piano articolato di rilievi costruttivi, dati tecnici, nota paesaggistica e relativo quadro economico di spesa, per la creazione di passaggi pedonali (se ne ipotizzano 4) che portino a fare i bagni e a prendere il sole sulla punta della scogliera.
E’ proprio l’obiettivo specifico di detta decisione dirigenziale che suscita particolarmente stupore. Nel senso che pare strano che, solo ora, sia stata avvertita la necessità di avere sulla linea di costa alcune rampe che consentano di raggiungere, liberamente, la sponda del mare per un’agevole balneazione.
E, sul punto, non si può fare a meno di osservare che da sempre su tutto il tracciato del lungomare, tanto a nord che a sud, ci sono aperture alle balaustre con varchi provvisti di scale che consentono di poter scendere sulla scogliera e, quindi, fare i bagni, anche se alcuni di questi accessi si trovano, ormai, nell’ambito di tratti demaniali dati in concessione a privati. Naturalmente, stando alla lettera della Determina, in questione, la progettazione dovrebbe avere a riferimento le aree rimaste demaniali, quindi, solo gli spazi che sono ancora del tutto pubblici, lasciando fuori i contesti costieri che sono stati dati in concessione a operatori turistici che li attrezzano per servizi di spiaggia e insediamenti commerciali e balneari, ancorché stagionali.
E, dunque, ciò che suscita meraviglia di questa inattesa decisione dirigenziale è la nota introduttiva del provvedimento in forza del quale, in sintesi, il Dirigente dà conto delle ragioni per cui si è determinato ad acquisire, perfino da un tecnico di fuori, la progettualità di varchi pedonali in grado di favorire l’accesso pubblico al territorio costiero e al mare. Ritengo meriti trascrivere quanto a riguardo riporta l’ing. Carrieri a motivazione del suo dispositivo a contrarre:
“Il progetto, che è necessario elaborare, deve descrivere un intervento di attrezzature pubbliche necessarie per la fruizione del litorale, che rispetti non solo i criteri definiti dalla normativa vigente in materia urbanistica, paesaggistica e ambientale, ma che consideri l’accessibilità come un diritto che garantisca la fruizione a tutte le persone indipendentemente dalla loro condizione e dai propri limiti”
A fronte di una così puntuale asserzione viene da chiedere se tale sacrosanto principio che induce la Direzione gestionale a far sì che sia garantita, in ogni modo, ai cittadini il diritto al godimento generalizzato del patrimonio marittimo, abbia avuto una qualche considerazione nei procedimenti messi in atto quando si sono fatte svariate concessioni demaniali a favore dei privati, allo scopo di allestire spiagge a pagamento e attività di intrattenimento anche oltre le prestazioni balneari.
Perché mai, essendo da tempo in corso un studio per la revisione della pianificazione della linea costiera cittadina, da parte dell’arch. Paolo A.M. Maffiola (D.D. n.174 del 07.12.2022), alla luce del rinnovato PPTR, non si sia proceduto a individuare primariamente i tratti di costa a fruizione pubblica da strutturare con rampe di accesso agevoli e, successivamente, valutare la aree di risulta per l’affidamento in concessione ai privati?
Per contro, prima si sono fatte concessioni ai privati della aree costiere di maggior interesse e ora sugli spazi rimanenti si cerca di piazzare rampe perché chiunque possa accedervi.
E, ancora, non sarebbe stato più logico che l’incarico di cui si discute, fosse stato affidato al professionista chiamato a redigere il nuovo Piano comunale delle Coste, avendo ormai a disposizione tutti quanti i rilievi del territorio marittimo, per cui la sua valutazione progettuale sarebbe stata forse anche più appropriata e rispondente a quelli che sono gli aspetti che l’ing. Carrieri ha egregiamente rappresentato con l’introduzione al provvedimento di affidamento dell’incarico al geom. Caprio di Mola di Bari?
A ben considerare l’intera impostazione di questo incarico, sono indotto a pensare che non interessi realisticamente acquisire una progettazione che traguardi l’intero territorio demaniale marittimo, come si evincerebbe dal testo della Determina, ma uno studio progettuale di un intervento, localizzato su un unico ambito demaniale.
Tutto mi induce a supporre che la prestazione commissionata debba risolversi nella ricerca di una soluzione tecnica che eviti il riaccendersi nuovamente di quella indecente cagnara che, l’estate scorsa, ha visto contrapposti i gestori dello chalet alla radice del molo del vecchio porto peschereccio e i bagnanti cui veniva impedito di accedere su quel tratto di demanio per buttarsi in acqua.
Giuseppe Maldarella