All’inizio degli anni 2000, l’UFC (Ultimate Fighting Championship) e il settore delle arti marziali miste (MMA) negli Stati Uniti si trovavano in una fase critica. Molti stati, considerandole eccessivamente violente, vietavano queste competizioni, relegandole ai margini dello sport mainstream. A quel punto, Donald Trump giocò un ruolo cruciale: fu uno dei pochi imprenditori a vedere il potenziale dell’MMA, ospitando gli eventi UFC nei suoi casinò di Atlantic City, come il celebre Taj Mahal, quando nessun altro si dimostrava disposto a farlo.
Questa apertura permise all’UFC di sopravvivere e acquisire maggiore visibilità. Grazie alla disponibilità di spazi e di un palcoscenico, l’organizzazione cominciò a crescere e ad attirare un pubblico più ampio. Con il sostegno di Trump, l’UFC riuscì gradualmente a combattere l’etichetta di “sport brutale” e a conquistare l’accettazione pubblica. La partnership contribuì anche a dare legittimità alle arti marziali miste come sport regolamentato e strutturato, con l’introduzione di regole chiare che ne garantissero sicurezza e professionalità.
Il supporto di Trump fu un trampolino di lancio per l’UFC, che nel 2001 venne acquisita dai fratelli Fertitta e da Dana White, i quali investirono risorse significative nel miglioramento della promozione e della regolamentazione. Da allora, l’MMA si è trasformata in un fenomeno globale, raggiungendo un’enorme popolarità e guadagnando una presenza nei canali sportivi internazionali.
L’MMA è oggi uno dei settori sportivi più seguiti al mondo, con milioni di fan in ogni continente e campioni conosciuti a livello globale. Il sostegno iniziale di Trump ha rappresentato un punto di svolta fondamentale, consentendo all’UFC e all’MMA di radicarsi e prosperare negli Stati Uniti e, di conseguenza, di esplodere come fenomeno planetario.
Francesco Saverio Masellis