L’espressione “piaga d’Egitto” è entrata a far parte del nostro linguaggio comune per indicare una calamità, un grave problema, un tormento. Ma cosa si cela dietro questa semplice espressione, se non un richiamo a una delle narrazioni più evocative della Bibbia?
Il racconto delle dieci piaghe d’Egitto, contenuto nel libro dell’Esodo, descrive le terribili calamità inflitte agli Egizi per liberare gli Ebrei dalla schiavitù. Da rane a mosche, da grandine a tenebre, ogni piaga rappresentava un segno della potenza divina e un monito per il faraone a liberare il popolo di Israele.
Oggi, quando parliamo di “piaga d’Egitto”, facciamo riferimento a qualsiasi situazione dolorosa o problematica che ci affligge. Che si tratti di una malattia, di una perdita, di una difficoltà economica o di un conflitto interpersonale, le “piaghe” sono presenti nella vita di ognuno di noi.
Ma le piaghe d’Egitto non sono solo un racconto del passato. Esse ci offrono l’opportunità di riflettere sulla nostra vita e di trarre preziosi insegnamenti.
Le piaghe ci ricordano che il male esiste e che può colpire ciascuno di noi. Tuttavia, esse ci invitano anche a riconoscere le cause del male e a impegnarci per eliminarle. Le piaghe ci ricordano che è possibile liberarsi da queste catene e raggiungere la vera libertà. La liberazione degli Ebrei è avvenuta grazie alla preghiera di Mosè e all’intervento di Dio. Anche noi, rivolgendoci a Dio con fiducia, possiamo trovare la forza e il coraggio per affrontare le nostre difficoltà.
L’espressione “piaga d’Egitto” è molto più di una semplice metafora. È un invito a guardare oltre la superficie e a scoprire il profondo significato che si cela dietro le nostre sofferenze. È un invito a crescere spiritualmente e a diventare persone migliori.
Accogliamo le “piaghe” della nostra vita come un’opportunità di crescita e di trasformazione. Impariamo a vedere oltre la sofferenza e a scoprire il bene che può nascere anche dalle esperienze più dolorose.
Antonio Calisi