Donna colta e attraente, Catherine Parr non è stata solamente la sesta e ultima moglie di Enrico VIII d’Inghilterra, ma anche la prima donna britannica in assoluto a pubblicare un libro firmato con il suo nome. La regina, infatti, una devota protestante, è stata autrice di opere di carattere religioso (“Psalms or Prayers”, “Prayers or Meditations”, “The Lamentation of a Sinner”).
Al momento dell’incontro con il re verso la fine del 1542, Catherine Parr, trentenne, era già rimasta due volte vedova. Mentre il sovrano era impegnato in una guerra in Francia, la regina era l’effettiva detentrice del potere a corte. In un ambiente dove le donne vivevano a tutti gli effetti come prigioniere (12 contro la massiccia presenza maschile di 300), Catherine Parr seppe attuare in modo quanto più “pacifico” il suo ruolo di reggente, sebbene la successione alla morte del marito spettasse al figliastro, il principe Eduardo. Inimicatasi gli uomini di corte che arrivarono a insinuare la sua infedeltà, come per una pulce nell’orecchio, il re ordinò l’arresto della regina. Preventivamente avvisata, Caterina riuscì a riconciliarsi con lui, rimanendo non di meno sconvolta per il pericolo, ossia la condanna, scampato.
In cattive condizioni di salute e obesità, il re morì cinquantacinquenne. Sopravvissuta alla violenza che Enrico VIII non aveva risparmiato alle sue precedenti consorti, l’ultima moglie apre la strada alla futura sovrana Elisabetta I (figlia di Enrico e Anna Bolsena), una tra le figure femminili più potenti della storia.
Sofia Fasano