“Le pupille” è “un film maldestramente, liberamente ispirato ad una lettera che la scrittrice Elsa Morante inviò al suo amico Goffredo Fofi, scritto e diretto da Alice Rohrwacher.” Così viene presentato il cortometraggio, un piccolo film di Natale che narra le vicende di alcune orfanelle (dal latino pupillă, ovvero “orfana”) chiuse in un collegio religioso alla vigilia. La lettera in questione è datata 21 dicembre 1971 e, come scritto da Morante e recitato in coro dalle bambine, la scrittrice si rivolgeva a Fofi per porgergli gli auguri di buone feste e per raccontargli di questo bizzarro aneddoto “vero almeno in parte”.
La decina di ragazzetti di cui parla l’autrice diventano nel corto delle bambine tra cui spicca la vispa Serafina, spesso messa da parte delle compagne. Alle orfanelle sante veniva chiesto di pregare per chi arrivasse da loro, come l’innamorata Rosa, un personaggio stravagante – che non poteva che essere interpretato se non da Valeria Bruni Tedeschi. La donna chiede la loro mediazione affinché l’uomo che l’ha abbandonata per un’altra torni da lei, offrendo in cambio un dolce, la zuppa inglese, preparata con niente poco di meno di settanta uova. Una prelibatezza che in tempo di guerra (quello in cui è ambientato il film) faceva gola a chiunque, per ciò la madre superiore (Alba Rohrwacher) propose alla bambine un fioretto, ovvero di rinunciare alla fetta di dolce che spettava a ognuna di loro, come avrebbero fatto tutti i bambini buoni. Tutti tranne Serafina, la bambina cattiva che intonava la canzone “Ba-ba-baciami piccina” che suonava alla radio, motivo per il quale le sarà lavata la bocca col sapone come punizione.
“Le pupille” è una riflessione sul Natale, sugli orfani, sull’innocenza puerile che ha il sapore della ribellione. Prodotto dal regista Alfonso Cuarón, il film di Alice Rohrwacher è stato presentato al festival di Cannes nel 2022 e candidato al premio Oscar per il miglior cortometraggio l’anno successivo.
Sofia Fasano