Fortunatamente è ormai ben noto che la letteratura e l’antologia non è sempre stata esclusivamente un’attività di autori uomini. In più, se si pensa che l’epica cavalleresca medievale non sia stata presa in mano da autrici donne, è bene smontare questo altro falso mito. Infatti, se le opere appartenenti al ciclo arturiano o carolingio (come la Chanson de Roland) o il castigliano Poema de Mio Cid sono giunte ai nostri giorni anonimi, queste autrici hanno saputo tramandare il loro nome nella storia.
Innanzitutto, pioniera del racconto in versi è sicuramente Marie de France, la prima autrice francese a scrivere in lingua volgare. Vissuta nella seconda metà del XII secolo, probabilmente fu attiva alla corte di Eleonora d’Aquitania e Enrico II Plantageneto. I suoi famosi lais, testi brevi che si ispirano alle antiche leggende celtiche, saranno destinati ad essere cantati in lungo e in largo per la Bretagna.
Dall’altro capo del mondo, all’epoca sconosciuto agli occidentali, la dama di corte Murasaki Shikibu (978-1016) aprì la strada alla narrativa giapponese di gesta (termine latino che indica le azioni di guerra e militari) scrivendo la storia del principe Genji, versione autentica a cui seguiranno varie apocrife e imitative.
Su questa scia storiografica, in un’epoca in cui era prerogativa solo degli uomini di corte, si colloca l’opera di Anna Comnena (1038-1150) che scrisse delle gesta di suo padre, l’imperatore bizantino Alessio I Comneno. Per l’“Alessiade”, infatti, si ispirò più alle cronache latine piuttosto che ai contemporanei occidentali e che combattevano nelle crociate poiché ritenuti barbari.
Sofia Fasano