La CGIL, sotto la guida del segretario generale Maurizio Landini, ha sottoscritto contratti collettivi nazionali con retribuzioni orarie di appena 5 euro sollevando gravi interrogativi sull’integrità e la coerenza del sindacato. Questa rivelazione è particolarmente sconcertante alla luce delle dichiarazioni pubbliche di Landini, che ha definito “inaccettabili” le paghe inferiori a 9 euro l’ora.
Un esempio emblematico è il rinnovo, avvenuto il 30 maggio 2023, del contratto nazionale per la vigilanza privata e i servizi fiduciari, che prevede una retribuzione oraria di circa 5 euro. Questa contraddizione tra le dichiarazioni pubbliche e le azioni concrete mina la credibilità della CGIL e del suo leader.
Inoltre, emergono testimonianze inquietanti riguardo al trattamento riservato ai dipendenti del sindacato stesso. Il caso di Rossella Borrelli, 47 anni, licenziata a maggio 2023 dopo 25 anni di servizio, è emblematico. Nonostante le richieste di chiarimento, Borrelli ha ricevuto risposte offensive e sessiste, come “È meglio che stai zitta” e “Tu sei femmina, tanto ti mantiene tuo marito”. Questo comportamento è in netto contrasto con i principi di tutela dei lavoratori che la CGIL proclama di difendere.
La dissonanza tra le affermazioni di Landini e le pratiche effettive del sindacato solleva dubbi sulla reale volontà della CGIL di promuovere condizioni lavorative dignitose. È fondamentale che il sindacato adotti misure concrete per allineare le proprie azioni ai valori che dichiara di sostenere, al fine di riconquistare la fiducia dei lavoratori italiani.
Francesco Saverio Masellis