Ad Acquaviva delle Fonti sorge una splendida dimora tardo-barocca che fu la residenza estiva della famiglia feudale della cittadina, i Principi de Mari. Si tratta della Villa omonima, conosciuta come Giardino del Duca.
Il Principe Carlo de Mari acquisì il feudo di Acquaviva nel 1664. In occasione di tale evento, egli procedette alla costruzione di due importanti edifici: il Palazzo de Mari, attuale sede del Municipio; e la Villa de Mari, per l’appunto. Complessivamente, i due edifici finiscono per costituire un raro esempio in Terra di Bari di “doppia residenza”, ovvero il Palazzo, sede invernale e di rappresentanza, costruito all’interno della cinta muraria cittadina, e la Villa, dimora estiva, costruita in campagna ma a distanza contenuta dal centro.
La proprietà doveva presentare un ampio giardino, venuto meno in epoca recente a seguito della lottizzazione e della costruzione di nuovi edifici residenziali. Si conserva, oltre alla residenza padronale vera e propria, l’antico portale di accesso, posto a poca distanza sulla stessa strada di accesso alla Villa.
Se il portale appare complessivamente molto semplice, lo stesso non può dirsi per la Villa. Essa si sviluppa su due livelli, dei quali il piano terra è occupato da tre arcate. Al piano superiore campeggiano tre ampie finestre, al centro delle quali appare l’epigrafe che riporta la fondazione “Princeps Carolus de Mari erexit”.
Al di sotto delle arcate si trovano i due ingressi all’edificio, arricchiti dalla presenza di due busti raffiguranti rispettivamente il Principe Carlo de Mari e sua moglie Geronima Doria. In posizione centrale, però, si trova il vero elemento di spicco dell’edificio, ovvero una fontana a muro con vasca polilobata, usata attualmente come fioriera.
Si individuano quattro colonne corinzie che sostengono una falsa architettura decorata da vasi, mensole e dallo stemma del casato de Mari. Nelle nicchie individuate dalle colonne si trovano due aquile con due mascheroni apotropaici e una statua di epoca più recente. In due medaglioni si individuano, ancora una volta, le effigi dei proprietari di casa.
Il tutto è completato da un affresco, presente sulla volta che sovrasta la fontana, e raffigurante il mito di Fetonte, figlio di Apollo, che guida il carro del Sole prima di cadere nel fiume Eridano.
Dal 1890 al 1940, la Villa fu dimora dell’ex ufficiale garibaldino Beniamino Tateo, che ebbe cura di mantenere intatto l’antico edificio. Ad oggi sia la Villa che il portale di accesso sono vincolati dalla Soprintendenza.
Giuseppe Mennea