Che quella spropositata pista ciclabile, progettata dall’ing. Sante Scaringi, non sarebbe stata una Greenway come l’aveva tanto propagandata Depalma, era apparso evidente sin dalla sua approvazione politica, agli inizi del suo secondo mandato da Sindaco, decisa con Delibera n.186 del 17 novembre 2017. Per la sua realizzazione, infatti, aveva destinato, da subito, Cinquecentomila Euro, appena firmato con il Sindaco di Bari, Decaro, il “Patto per la Città metropolitana di Bari” che assegnava al Comune di Giovinazzo il contributo di 2 milioni di Euro, di provenienza del Fondo di Sviluppo e Coesione. E di fatto, con l’apertura del cantiere, nel marzo 2019, da parte dell’impresa di costruzione Nicola TOSCANO, a capo di un RTI, che si era aggiudicato l’appalto con un ribasso d’asta del 30,72%, ci si accorse dei grossi intralci tecnici e della presenza di insuperabili difficoltà di esecuzione della corsia ciclistica così come progettata, dal momento che la sua costruzione in alcune situazioni stradali avrebbe fortemente compromesso la circolazione stradale. E tali si presentarono gli inconvenienti per la sua concreta messa in opera che si decise di apportare, nel corso di esecuzione dell’appalto, una consistente modifica strutturale del tracciato della pista, approvata sempre dalla Giunta comunale con proprio Atto n.201 del 12 dicembre 2019. Detta variante progettuale, approntata sempre dall’ing. Scaringi, quale Direttore dei Lavori, comportò un aumento dei costi di circa 11% della spesa iniziale, pari a € 30.095,73 sull’importo dei lavori appaltati, che passò da € 373.016,37 a € 415.035,31, al lordo naturalmente del ribasso d’asta.
In sostanza con quella sostanziale variante progettuale si ebbe a rideterminare per la maggior parte il percorso complessivo della pista originaria, tant’è che furono eliminati diversi tratti, come la connessione con l’altra corsia ciclabile del lungomare di levante, l’attraversamento di Piazza Vittorio Emanuele II, di Via Fossato, di Via Vittorio Veneto ed altri ancora. Una decisione approvata tra l’altro da una Giunta composta da soli 3 componenti anziché 5, essendo Assenti gli Assessori con le più importanti deleghe concernenti la materie in contesto, cioè l’Urbanistica e il Bilancio.
E, di seguito a tale risoluzione, che comportò di conseguenza l’aggiornamento del quadro economico dell’intervento, cui si ebbe pure a registrare un’economia di gara di circa € 112.000,00, per effetto del notevole ribasso dell’offerta presentata dall’impresa Toscano, si pensò di intervenire con elementi di corredo alla pista, almeno sul tracciato del centro cittadino. Un discutibile tentativo che, in qualche modo, potesse fare da richiamo al titolo di Greenway cittadina, per come era stata denominata l’opera, portata in esposizione, perfino, alla galleria della Triennale di Milano, nel novembre 2016.
Si pensò, infatti, di installare lungo il cordolo di cemento che separa la corsia ciclabile dalla careggiata stradale una fila di fioriere intermezzata da pannelli plastificati, riproducenti scorci fotografici storici della città, colti dal rinomato fotografo Vincenzo Mottola. Tutti hanno potuto constatare la sorte di quelle riproduzioni fotografiche su pannelli plastificati, asportate via, un po’ alla volta, e la pericolosità che presentavano così le strutture metalliche che li sostenevano, una volta disancorato il pannello fotografico, allorché veniva derubato da parte di ignoti.
Dunque, ormai, ridotti in uno stato del tutto indecoroso quelle strutture metalliche, che contenevano i pannelli fotografici, sono state rimosse completamente. Gli attuali decisori politici hanno deciso di smantellarli in sordina, lasciando solo le fioriere che, comunque, sono orribili a vedersi, non solo perché prive di un verde decente, ma perché, di frequente, diventano raccoglitori di rifiuti minuti. Sarebbe il caso che se lasciate ancora lì, a corredare il cordolo della pista, venissero curate, di tanto in tanto, altrimenti necessità di decoro vuole che vengano rimosse anche queste.
E, senza voler insistere più di tanto, sarebbe il caso, invece, che venissero eliminati anche i cartelli stradali che segnalano la presenza della pista ciclabile quando, invece, è inesistente ormai qualsiasi traccia di corsia ciclistica. E’ appunto il caso della Piazza Vittorio Emanuele II ove viene indicata la presenza di una corsia ciclistica che non pare ci sia.
Giuseppe Maldarella