Da poche ore è venuto a mancare il regista statunitense David Lynch, una perdita profonda e dolorosa a discapito del mondo cinematografico. Artista unico e visionario, Lynch era stato vincitore della Palma d’Oro nel 1990 per il film “Cuore selvaggio” e del Premio al miglior regista, sempre a Cannes, nel 2001 per “Mulholland Drive”. Categorizzato come thriller psicologico, suddetto film è un percorso non lineare, ma costellato di incomprensioni, intuizioni ed epifanie.
L’elemento onirico e irrazionale è, infatti, ciò che contraddistingue il suo marchio stilistico, fino al punto in cui l’aggettivo lynchano è arrivato a definire l’horror ipnotico. Tuttavia, la serie cult di cui è stato creatore e regista, “Twin Peaks” ha un approccio più tradizionalmente narrativo rispetto ai suoi lungometraggi, pur non mancando di colpi di scena. Alle due annate del 1990 e 1991 della serialità segue il film prequel “Fuoco cammina con me”. Lynch e Frost, creatore anch’egli, sono tornati dopo oltre un quarto di secolo, nel 2017, per un terzo capitolo della serie, ossia “Twin Peaks: The Return”.
Il tentativo di Lynch di portare sul grande schermo l’universo “Dune”, romanzo di fantascienza di Frank Hubert del 1965, è, invece, del 1984 con l’attore Kyle MacLachlan, con cui ha più volte collaborato, nei panni del protagonista, il leggendario Paul Atreides. MacLachlan così come l’attrice Naomi Watts e l’italiana Isabella Rossellini, icona di “Velluto blu” (1986), hanno espresso messaggi di cordoglio sui loro profili social per la perdita di un grande amico, mentore e genio.
Oscar alla carriera 2020, Lynch era un artista a 360°. Più di recente, in barba ai confini professionali convenzionali, il mondo del cinema di Lynch ha abbracciato quello della moda, avendo il regista firmato servizi fotografici di moda per la carta stampata.
Sofia Fasano