Plovdiv/Filippopoli: storia della Bulgaria romana

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Una via in centro a Plovdiv.

Lontano dalle principali mete turistiche e siti archeologici più conosciuti e visitati, in uno degli stati della penisola balcanica sorge Plovdiv, l’antica Filippopoli. Si tratta di un centro che, nonostante sia storicamente legato alle etnie slave, conserva importanti resti archeologici di epoca romana, tali da renderlo un’importante meta e centro culturale dell’attuale Bulgaria.

Plovdiv è il secondo centro della Bulgaria per abitanti ed è stata, nel corso del 2019, Capitale Europea della Cultura assieme alla nostra Matera. Il centro abitato è attraversato dal fiume Evros, che ha permesso che qui si stabilizzassero gruppi di persone già a partire dalla Preistoria, pur non essendo navigabile a causa della scarsità d’acqua.

Il teatro romano.

L’importanza della città crebbe col passare del tempo, fino a raggiungere il massimo splendore prima con i Traci e poi con i Romani. Proprio sotto il dominio di Roma, l’allora Trimontium ricoprì la sua funzione strategica come percorso forzato per coloro che dai Balcani si dirigevano verso Bisanzio.

Dopo un periodo abbastanza movimentato tra le invasioni barbariche e i passaggi ai bizantini, il centro venne occupato dai Turchi e rinominato Filibè. Nel 1878 venne presa dai Russi col nome di Plovdiv e divenne capitale della Rumelia. Solo nel 1885 la Rumelia venne riunificata al Principato di Bulgaria. Anche se sotto l’influenza Sovietica, come tutta la Bulgaria, Plovdiv si caratterizzò per rimanere un centro del movimento democratico, a differenza della capitale Sofia.

Un rhyton del tesoro dei traci.

Ad oggi, la città si presenta come un centro cosmopolita, in cui convivono culture ed etnie diverse. La città antica è molto caratteristica ed estremamente ricca di resti di epoca romana. Uno dei più importanti siti archeologici è quello del teatro romano. Esso sorge in cima alle colline Dzambaz e Taksim, sulle quali cui sorge anche la Chiesa ortodossa della Madre di Dio, aprendosi a un panorama che spazia sull’intera città.

Venne edificato durante il I secolo d.C. da parte dell’imperatore Domiziano e rimase in piedi fino al IV secolo, quando venne in parte distrutto da un rogo. Gli scavi archeologici che si sono susseguiti tra il 1968 e il 1979 hanno permesso il recupero della struttura e lo studio dell’antico edificio. Esso aveva una capacità complessiva di circa 6000 spettatori ed era utilizzato anche come sede dell’Assemblea cittadina. Ad oggi, il teatro è visitabile al costo irrisorio di circa 2 euro e 50 (5 leva) ed è anche utilizzato come sede di spettacoli e rassegne culturali.

L’anfora con la scena mitologica.

Un’altra testimonianza dell’antica Filippopoli è conservata presso il Museo Archeologico Regionale di Plovdiv ed è data dal tesoro dei Traci. Questo venne rinvenuto casualmente nel 1949 da tre fratelli, Pavel, Petko e Michail Deikovs, nella cittadina di Panagjuriste, mentre erano impegnati nell’estrazione di argilla nella cava di Merul. Il tesoro, probabilmente appartenuto al re odrisio Seute III, consiste di sette rhyta, un’anfora e una phiale interamente in oro, per un totale di oltre 6 chili del prezioso metallo.

I fratelli Deikovs e la cava di Merul.

I rhyta, contenitori per versare liquidi, hanno la forma di teste di donna, di cervo e di ariete. La phiale, grande recipiente ad uso cerimoniale, è decorato da quattro cerchi con 24 figure ciascuno, con la rappresentazione di teste di etiopi e ghiande. L’anfora, il vero pezzo forte della collezione, ha un’altezza di circa 30 cm e rappresenta una scena di battaglia, probabilmente il mito dei “Sette contro Tebe”. I manici dell’anfora rappresentano dei centauri.

Plovdiv rappresenta, quindi, un’ottima destinazione turistica per gli appassionati della storia romana, oltre che un’alternativa alle mete più conosciute e costose.

Giuseppe Mennea

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