Fabrizio De André con il figlio Cristiano.
La canzone del cantautore Fabrizio De André, “Crêuza de mä” sta riscuotendo una nuova ondata di successo a seguito dell’esibizione alla 75^ edizione del Festival di Sanremo, da poco conclusosi, ad opera di suo figlio Cristiano e il cantante in gara Bresh della cover che hanno anche inciso e rilasciato. Dalla sua uscita nel 1984, la canzone è tornata in cima alle classifiche oltre che ad affascinare chi l’ascolta.
Come i restanti brani dell’album omonimo, “Crêuza de mä” è cantata in genovese e di Genova narra e descrive l’anima più profonda, tanto cara e familiare ai suoi abitanti. La città ligure è, infatti, l’assoluta – o quasi – protagonista di tutte le canzoni di Faber.
Una “crêuza” è il termine genovese per indicare una pendente strada sterrata che porta al mare, mentre in particolare la creusa di mare sarebbe l’allegoria di una strada sul mare. L’immaginazione evocata dai suoni della canzone è potente. I gabbiani, la luce del sole, il profumo del cibo (“cose da mangiä frittûa de pigneu giancu de Portufin”, ossia frittura di pesciolini e bianco di Portofino), i suoni del mare, le onde e la brezza che riassumono la realtà del Mediterraneo. La capacità di connotare geograficamente una serie di emozioni è significativa e, in generale, viscerale nella discografia di De André. Le melodie d’introduzione sono suonate da launeddas (strumento musicale originario della Sardegna, terra d’adozione del cantautore), mentre in chiusura vi sono le cantilene dei pescivendoli al mercato.
Infine, l’attenzione rivolta alle minoranze linguistiche, in pericolo all’epoca come oggi, non è circoscritta al genovese per De André che scrisse anche in sardo.
Sofia Fasano
