L’intrinseca ricchezza della poetica manzoniana

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L’intrinseca ricchezza della poetica manzoniana è riconducibile alla varietà di esperienze biografiche vissute dall’autore, quali le numerose frequentazioni intellettuali, la permanenza in Francia e l’interesse verso particolari cause: ancora giovane aderì al giacobinismo in politica e al neoclassicismo in letteratura. Non mancò nel poeta una forte contaminazione da parte dei patrioti Cuoco e Lomonaco, che presto lo condusse ad abbracciare idee liberali che incisero profondamente sulla visione e gli interventi di Manzoni durante il Risorgimento. Inoltre, l’ambiente frequentato sino ai primi anni dell’Ottocento era intriso di Illuminismo, ormai diffusosi nel territorio milanese e avente, tra l’altro, fra i suoi maggiori rappresentanti il nonno materno Cesare Beccaria, che pure toccò temi nevralgici per la società dell’epoca, come le modalità di accertamenti per un sospettato e le pene comminate (Dei delitti e delle pene).

Non a caso, scopo precipuo degli illuministi, che Manzoni dimostrerà di aver metabolizzato, è la spinta operata per avvicinare l’intellettuale alla società, alla sua lingua e ai relativi interessi ed esigenze. Esempio lampante è dato dalla lunga revisione linguistica de “I promessi sposi”, tesa a rendere il romanzo fruibile da un pubblico ampio e non più elitario, mediante un linguaggio di comprensione comune svincolato dalla tradizione retorica, in accordo con la trattazione di problemi vivi nella coscienza collettiva a lui contemporanea.

In sincronia col trasferimento a Parigi nel 1805, gli ideali di libertà e uguaglianza di matrice rivoluzionaria, sostenuti tanto appassionatamente nel Il trionfo della libertà del 1801, furono traditi e disillusi dall’invasione napoleonica in Italia. Il soggiorno in Francia, tuttavia, si estese a cinque anni, durante i quali poté avvicinarsi agli illuministi della seconda generazione e, così, alla cultura francese, che aveva per fondamenta un forte legame con la società civile, la storia nazionale e il dibattito di idee (la casa stessa di Manzoni sarà aperta a colloqui e scambi con intellettuali dell’epoca); elementi che determineranno anch’essi il suo coinvolgimento nella politica italiana (sarà, infatti, senatore dal 1860) e francese (non effettivo, ma emotivo; si veda Il cinque maggio, in cui la grandezza di Napoleone riflette quella divina).

L’ultimo vertice del triangolo è rintracciabile nel contatto più tardo col Romanticismo, presente negli inni e nelle tragedie Il Conte di Carmagnola e Adelchi, proprio per la ricostruzione di vicende fantastiche e sentimentali ambientate in un preciso e reale periodo storico. Segnali dell’influenza romantica appaiono senza dubbio i sentimenti popolari e gli ideali religiosi, lontani da travianti mitologie (ne La Pentecoste ad esempio, dove il miracolo evidenzia il senso umano della liturgia).

Dunque, tale molteplicità di esperienze e contatti ha rappresentato un terreno fertile per una produzione prolifica in forme (sperimentò il romanzo, la tragedia, l’inno, il trattato etc.) e contenuti (questioni sociali, politiche e ideologiche, a cavallo di più secoli di storia, in minima parte anche vissuti), che non rappresentano che il riflesso di un’esistenza tanto produttiva e variegata.

Maria Elide Lovero

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