Il 13 dicembre del 1250 moriva a Castel Fiorentino (Torremaggiore FG), Federico II, duca di Svevia, re di Sicilia, re di Germania, re di Gerusalemme e imperatore del Sacro romano impero.
Castel Fiorentino, borgo bizantino di frontiera, fu rifondato dal catapano Basilio Boioannes verso il 1018, in seguito fu conquistato dai normanni, poi svevi e angioini.
Federico discendeva dalla nobile famiglia sveva degli Hohenstaufen, da parte di madre dai normanni di Altavilla, conquistatori di Sicilia e fondatori del regno di Sicilia. Grazie alla sua personalità poliedrica e affascinante, sarà ricordato con il titolo di “Stupor mundi” (stupore del mondo),
Il suo regno fu soprattutto contrassegnato da un energico fervore legislativo e di rinnovamento artistico e culturale. Federico fu un grande intellettuale, (parlava sei lingue latino, siciliano, tedesco, francese, greco e arabo) e giocò una parte importante nel favorire le lettere attraverso la poesia della Scuola siciliana. La poesia concepita dalla Scuola siciliana ha avuto una grande importanza sulla letteratura e su quella che sarebbe divenuta la moderna lingua italiana. La scuola e la sua poesia furono accolte con ammirazione da Dante e dai suoi contemporanei precorrendo perlomeno un secolo l’uso della parlata toscana come lingua letteraria d’Italia. Sostenitore di artisti e studiosi, la sua corte in Sicilia fu posto di dialogo fra le culture greca, latina, germanica, araba ed ebraica. All’indomani della sua morte, il figlio Manfredi, successore al trono di Sicilia, in una lettera inviata al fratello Corrado IV così definiva suo padre: “Il sole del mondo si è addormentato, lui che brillava sui popoli, il sole dei giusti, l’asilo della pace”.
Antonio Calisi