MACELLO COMUNALE, VENDITA IMPOSSIBILE

SI PUO’ DIRE FALLITA LA SCELTA DI RIUTILIZZARE L’IMMOBILE A STRUTTURA TURISTICO-RICETTIVA

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Ha avuto conclusione, qualche giorno fa, la procedura, a trattativa privata, per la vendita del carcere mandamentale (Lotto n.4) di via Crocifisso e del macello comunale (Lotto n.3) in via Durazzo in adiacenza del Lungomare di Ponente, avviata con l’avviso pubblico n. 21398 del 12.10.2022 del Dirigente del Sevizo Patrimonio. Detta procedura ha fatto seguito a una serie di tentativi di alienazione a gara pubblica esperiti in adesione alle scelte assunte dal Consiglio comunale con Deliberazione n. 9 del 17 marzo 2015 che approvò il Piano di vendita, con relativa valorizzazione, degli immobili comunali dismessi. L’esito del procedimento è stato solo in parte positivo. Infatti, mentre per il carcere mandamentale si sono avute due manifestazioni di acquisto con la conseguente aggiudicazione dell’immobile a favore dell’impresa V M Costruzioni s.r.l. di Bitonto che ha offerto il prezzo più alto di € 720.000,00 (contro € 685.000,00 di base), nessuna manifestazione d’interesse è stata registrata per il macello comunale il cui prezzo in partenza era di € 510.000,00. Per quanto emerso da questa ennesima prassi di dismissione immobiliare è possibile trarre una qualche importante indicazione.

L’abbattimento del prezzo, originariamente messo a gara per la vendita del carcere da € 1.140.000,00 a € 685.000,00 e la relativa sua diversa destinazione a turistico-alberghiera, a seguito di variante urbanistica disposta, a suo tempo, dal Dirigente del 3° Settore, l’ing. Trematore, mediante il cosiddetto Piano di valorizzazione, hanno suscitato l’interesse di due operatori nel campo dell’edilizia. Si è così potuto addivenire all’aggiudicazione nei confronti del miglior offerente, l’impresa  MV Costruzioni s.r.l., per l’importo di € 720.000,00. Altrettanto non si è verificato per l’immobile del macello, nostante sia stato posto all’incanto per € 510.000,00, invece dell’originario prezzo di € 850.000,00. E credo una ragione di fondo c’è se anche la modalità di vendita a trattiva privata con un notevole abbattimento del prezzo non ha suscitato alcun interesse all’acquisizione di detta unità immobiliare, nonostante la variante urbanistica che consente di trasformarla a sito turistico. Pare, dunque, poter dire che l’immobile, ormai da decenni inutilizzato, e in grave stato di abbandono, per la sua particolare fabbricazione, non è idoneo a essere ristrutturato e funzionalizzato a centro ricettivo, ancorchè a diretto contatto con la fascia costiera a nord della città.

E, di fatto, rivestendo il bene valore storico e culturale, ai sensi dell’art.12 del D.Lgs. 22.01.2001, n.42 (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio), la Soprintendenza, nel dare l’autorizzazione all’alienazione, ha fornito prescizioni ineludibili circa i necessari interventi edilizi da eseguirsi, nel senso che dovranno essere rispettosi dell’originale impianto costruttivo. Così si è espressa a riguardo: l’immobile dovrà essere destinato ad usi che non arrechino pregiudizio alla sua conservazione e al pubblico godimento e che siano appropriati alle sue caratteristiche tipologiche-distributive, costruttive ed architettoniche, in particolare potrà essere prevista la modifica del carattere dell’atrio interno e del prospetto su via Durazzo o l’inserimento di componenti di impianto su strutture e spazi interni”.  Va ricordato che l’idea di trasformare i due immobili, posti in vendita, a strutture turistiche, modificandone la loro destinazione d’uso prevista dal PRGC, partì dall’ex Assessore della prima Giunta del sindaco Depalma, l’ing. Sannicandro, che teorizzava, in quel contesto rivierasco di ponente un’ambito ad attrattiva turistico-balneare, potendo attrezzare a tal fine anche la aree demaniali in località “Cala Crocifisso”. In quel suo progetto, elaborato nei primi mesi del 2015, era stato programmato anche un complesso commerciale “Villaggio costiero estivo”, affidato per un periodo di cinque anni alla locale società NIMA VILLAGE, che l’aveva titolato in modo accattivante “Giovinazzo Beach Village”. Per come immaginato, quel sistema di bussines, ai bordi della spiaggia, sarebbe dovuto divenire un vivace polo d’intrattenimento balneare, con l’esercizio di un variegato commercio al dettaglio e lo svolgimento di spettacoli di vario genere. L’iniziativa, invece, durò solo un anno, l’estate 2016, e di recente è stata riproposta con altro bando di gara, nella primavera 2019, lungo la linea di costa in fregio proprio al macello e al carcere, di cui comunque, finora, non si sono visti segni di insediamento.

Volendo, dunque, rimarcare la difficoltà ad alienare a privati il macello, registrando un completo disinteresse di imprese di settore a recuperarlo come realtà ad attrattiva turistico-balneare, credo abbia senso quanto riportato nella sua valutazione la Soprintendenza, allorchè raccomanda che il bene stesso debba essere “reso agibile per  il pubblico godimento.  Non mancano, infatti, casi in cui proprio il macello comunale in diversi comuni, anche nel circondario provinciale di Bari, sia stato utilizzato ad attività socio-culturale, dopo appropriati restauri conservativi con piani di interventi finanziati con risorse regionali e/o nazionali.

Dunque, è giunto il momento di rivedere la decisione politica di alienare la struttura del mattatoio e di riconsiderare l’opportunità che il Comune, mediante un coerente progetto di recupero-conservativo, lo utilizzi come sito per attività ricreative e socio-culturali.

E, di fatto, per come è articolata all’interno la fabbrica potrebbero ricavarsi ambienti per ospitare le associazioni locali impegnate in attività sociali, culturali, di tutela ambientale, e di volontariato che hanno bisogno di sedi operative e laboratori artistici e didattici. Si potrebbe costituire così uno spazio da titolare “CORTILE DELL’AMICIZIA”, cui i gruppi associativi,  ammessi a occupare i singoli ambiti della fabbrica ristrutturata, assumano a loro carico la gestione dell’immobile, potendo utilizzare l’ampio atrio interno, una volta coperto, come sala espositiva e di eventi culturali e, perfino, avviare l’esercizio di un bar culturale. La stessa progettazione, una volta individuata la funzionalità spaziale e ambientale e l’utilizzo cui impegnare l’immobile, potrebbe essere affidata, mediante un concorso di idee, a giovani architetti.  E, quindi, rendere manifesto le finalità del progetto allo scopo di beneficiare dei finanziamenti, previsti per la conservazione di beni di interesse culturale e storico.

La riqualificazione pubblica di quel sito monumentale dovrà, altresì, confrontarsi e integrarsi con il territorio circostante in un organico disegno urbano d’insieme che dovrebbere essere congruente con le effettive necessità della popolazione, come imposte dalla modernità, ivi inclusi i bisogni legati allo spostamento pedonale e veicolare sull’intero percorso del  lungomare.

Giuseppe Maldarella

 

 

 

 

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