RESI INUTILI ALLO SCOPO, I SISTEMI A PROTEZIONE DELLE ZONE URBANE PRESIDIATE DA VARCHI

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E’ sempre più ricorrente il ricorso all’installazione d’impianti di videosorveglianza in varie aree  cittadine non solo allo scopo di prevenzione di atti illeciti e di controllo del territorio ma anche per delimitare la circolazione veicolare in zone che necesitano di tutela ambientale. Peraltro, la evoluzione normativa intrododotta, da qualche tempo, assegna al Sindaco particolari incombenti per la sicurezza pubblica, mentre prima, finalità del genere erano affidate alla esclusiva competenza degli organi e delle strutture di polizia. Da qui la ragione per cui anche a Giovinazzo sta prendendo campo l’installazione di telecamere per l’accertamento anche d’irregolarità stradali o di violazioni di divieti particolari, imposti di volta in volta, dall’autorità sindacale. La circoscrizione urbana storica con l’area retroportuale è quella che è particolarmente sottoposta a vigilanza essendo stata confinata da una linea di protezione che presenta alcuni varchi sorvegliati ai fini della tracciabilità degli accessi come anche l’identificazione di chi ha l’accesso senza, comunque, poter ricostruire i percorsi dei cittadini che vi circolano. Sta di fatto che con la messa fuori uso degli impianti inibitori, che sono di ausilio e detti sistemi, si riscontrano di frequente situazioni del tutto anomale senza che possano essere in qualche modo contravvenzionate nei termini in cui i dispositivi ordinatori lo consentono. Qui di seguito alcune di quelle situazioni documentate con l’illustrazione dell’abbattimento e/o dell’eliminazione degli elementi dissuasori, a suo tempo sistemati, a sussidio proprio degli apparati di videosorveglianza.

Zona retroportuale.

La distruzione dell’impianto della barriera d’ingresso allo scalo d’alaggio dà modo di accedere a quell’area per la sosta degli autoveicoli fino alla linea del battente delle acque sotto il cordolo del torrione.

Varco  d’ingresso di via Marina preclusa alla circolazione veicolare.

Sostituiti i paletti inibitori con vasi da fioriera, questi sono frequentemente dislocati ai bordi della strada, al margine dei marciappiedi, in modo da consentire la circolazione degli autoveicoli.  

Così  pure la eliminazione del paletto posizionato sul tratto di strada tra Piazza Duomo e Via Marina all’altezza della scalinata dell’ingresso principale della Cattedrale consente di percorrere con automezzi via Marina nei due sensi, invece di transitare attraverso Piazza Costantinopoli per l’ingresso e l’uscita dal centro antico.

Varco su Piazza Zurlo.

Anche in questo sito è stato soppiantato il paletto inibitore e completamente sottratto. Quindi, l’eliminazione abusiva di tale elemento consente l’accesso in quella piazzetta per la sosta di qualche autoveicolo, quando i pochi stalli a pargheggio di Via San Giacomo sono completamente occupati.

Varco di accesso su Piazza Leichards.

Appena dopo l’inaugurazione del lungomare Esercito Italiano e del grande spiazzo che apre il percorso sotto le mura fino al molo di levante sono stati abbattuti i paletti  che impedivano la circolazione veicolare sull’intera area di Piazza Leichards e sono stati sostituiti con una vecchia transenna metalica cui è posto un divieto di accesso. Non mancano invece transiti in zona anche di mezzi cassonati come si evince dalle immagini.

Perché mai, pur a fronte di un’evidenza così manifesta di anormalità non si provvede a ripristinare  la protezione dei varchi, in conformità alle dispozizioni messe in atto con l’introduzione dei sistemi elettronici di vigilanza in quel territorio, particolarmente significativo dal punto di vista paesaggistico e ambientale?

Giuseppe Maldarella

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