Racconti dalla Puglia abbandonata – Villa Lamberti, perla poco nota della campagna barese

La città di Bari, nonostante lo sviluppo urbanistico incessante e sfrenato del secolo scorso, conserva ancora qualche traccia del suo passato rurale.

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La città di Bari, nonostante lo sviluppo urbanistico incessante e sfrenato del secolo scorso, conserva ancora qualche traccia del suo passato rurale. Tracce che consistono in masserie, ville, casali che si possono trovare sia all’interno del perimetro urbano, sia in aree periferiche del capoluogo. L’esempio che vogliamo considerare oggi è quello di Villa Lamberti, antica masseria settecentesca che, nonostante sia stata abbandonata da alcuni decenni, continua a manifestarsi nel suo nobile declino a un passo dallo Stadio San Nicola.

La struttura si trova in una zona tristemente nota, specie negli ultimi anni, per alcuni episodi di prostituzione. Lo stesso edificio è stato nel tempo completamente depredato degli oggetti di valore. Lo si può capire anche semplicemente osservando il portale d’accesso alla proprietà: si sviluppa come un arco a tutto sesto al di sopra del quale si notano dei bassorilievi attorno a un’epigrafe, resa illeggibile dal tempo, a cui doveva aggiungersi uno stemma, trafugato, del quale rimangono solo i sostegni in ferro.

Per raggiungere l’antico edificio, bisogna percorrere un lungo viale d’accesso, un tempo probabilmente alberato, ora affiancato da qualche olivo e mandorlo malconcio. La struttura si articola attorno a una corte: nella parte frontale troviamo l’androne centrale, allineato col portale che si trova sulla strada, e alcuni ambienti destinati a deposito; sui due lati troviamo un semplice muro di cinta; in posizione opposta rispetto all’ingresso della corte c’è l’edificio vero e proprio. Esso si articola su due livelli, piano terra e primo piano, a cui si accedeva tramite due rampe di scale, una esterna scenografica e una interna più semplice. A fianco della struttura si trova poi la cappella che, come vedremo, rappresenta la peculiarità dell’intera villa.

Accediamo alla corte tramite un ingresso laterale, in quanto quello principale risulta murato. Quello che all’epoca doveva essere uno splendido giardino, oggi versa in uno stato di completo degrado, dove la vegetazione spontanea cresce rigogliosa anche sulla grande scalinata, mettendone in pericolo la stabilità. Sulla chiave di volta di uno degli accessi al piano terra, si legge la data di costruzione della villa: 1729. A costruire l’edificio fu la famiglia Sardano, che poi vendette, solo in un secondo momento, la proprietà ai Lamberti, originari di Bologna. Fu quest’ultima famiglia a dare il nome attuale alla struttura.

Al piano terra sono presenti alcuni ambienti completamente spogli, ad eccezione di uno, dove si trova smontata, inspiegabilmente, la ricca balaustra che doveva decorare la grande scalinata esterna. Ci dirigiamo quindi al primo piano che doveva rappresentare l’abitazione del signore: gli ambienti sono molto più imponenti e presentano una volta lunettata. Alcune sale conservano anche l’antica pavimentazione in cotto. Anche in questa struttura ritroviamo alcuni tratti caratteristici dell’architettura del tempo, come l’infilata delle camere che termina, in questo caso, con un particolare murale moderno.

Sulla destra, una porta conduce a quella che doveva essere una balaustra interna alla chiesa: essa appare come un tripudio di stucchi, resi grigi dal tempo e dalle infiltrazioni, ma che conservano la loro signorilità. Eccezionale è specialmente l’abside, che conteneva l’altare, oggi trafugato: troviamo una splendida cornice che doveva custodire la pala d’altare, affiancata da due decorazioni festonate e “sorvegliata” da un putto, a cui è stato sottratto il volto. A completare la parte superiore, un’ulteriore decorazione a festone, se vogliamo, ancora più ricca delle altre. E pensare che un ambiente così ricco è ridotto a colombaia.

L’ultima parte della struttura che rimane da esplorare è la terrazza. Essa si caratterizza per la presenza di quattro garitte, ai vertici dell’edificio, che consentivano di difendere la struttura in caso di incursioni esterne. Un piccolo campanile a vela completa la facciata principale: anche in questo caso, la campana è stata trafugata. In posizione opposta a questo campaniletto fa bella mostra di sé lo Stadio San Nicola. Si notano anche altri antichi edifici, testimoni del passato rurale dell’area e resi irriconoscibili dal tempo.

Un’area di Bari, quindi, sottovalutata, nonostante il suo valore storico e artistico, che necessiterebbe di maggiori cure anche per scongiurare il perdurare di certe attività illecite.

Giuseppe Mennea

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