Con la dissoluzione della Jugoslavia e la conseguente indipendenza dei suoi Stati membri, si sollevò il “caso Macedonia”. La disputa riguardava l’uso, ritenuto inappropriato da parte dei greci, del nome Macedonia per lo Stato nascente e l’ambiguità nel differenziare i confini tra il territorio della Macedonia storica (quella di Alessandro Magno per intenderci) e quella moderna. Ma ricuciamo la questione dalle origini.
I popoli della Repubblica socialista federale di Jugoslavia erano diversi per cultura, lingue e religione, ma Tito riuscì a tenere in piedi lo Stato per 47 anni, mantenendo un delicato equilibrio – anche con pulizia etnica e repressione – fino alla sua morte nel 1980. Alla caduta del muro di Berlino (1989), i diversi Stati facenti parte della Jugoslavia cominciarono a reclamare la propria autonomia. Croazia e Slovenia aprirono la strada e nel 1991 nacque la Repubblica di Macedonia. Solo un anno dopo, a Salonicco (e successivamente anche ad Atene e Bruxelles) fu organizzata una grande manifestazione dove milioni di persone protestarono contro l’uso del nome “Macedonia” da parte dei loro vicini slavi con lo slogan “La Macedonia è greca!”. Nel ’95, sotto la supervisione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, i rappresentanti di Atene e Skopje firmarono a New York un accordo provvisorio che prevedeva il cambio del nome in FYROM, acronimo inglese per ex Repubblica Jugoslava di Macedonia (Former Yugoslav Republic Of Macedonia). Tuttavia la risoluzione della controversia sulla nomenclatura era fondamentale per il normale accesso del Paese alle maggiori istituzioni internazionali come l’Unione Europea e la Nato. Non a caso, nel 2008, per questioni legate ancora alla disputa sul nome, la diplomazia greca blocca la procedura per l’adesione della Macedonia alla Nato.
Finalmente il 17 giugno 2018, con un abbraccio, i primi ministri di Grecia e Macedonia del Nord, Alexis Tsipras e Zoran Zaev, hanno sancito e firmato l’accordo di Prespa per risolvere la questione di un nome conteso tra i due Stati che rappresentavano.
Per quanto concerne, invece, l’uso della lingua macedone in territorio greco, dobbiamo arrivare a giorni più recenti (il 16 marzo 2023) per il riconoscimento del Centro Linguistico Macedone in Grecia.
Sofia Fasano