Sin dalla giovinezza trascorsa in ambiente romano, cominciò a scrivere in collaborazione con diverse riviste e nel 1941 sposò il già celebre Alberto Moravia, entrando così in contatto con molti di coloro che sarebbero divenuti i più grandi nomi della letteratura del Novecento. Nel 1948 pubblicò il suo primo romanzo, “Menzogna e sortilegio”, insignito del “Premio Viareggio” e contraddistinto da una marcata influenza dei romanzi ottocenteschi russi e francesi,
in cui è frequente un mélange di elementi reali e immaginari, finalizzato all’approfondimento psicologico dei personaggi.
La separazione da Alberto Moravia e la conseguente fine del loro sodalizio affettivo e spirituale, avvenute a inizio anni ’60, determinano per la scrittrice l’inizio di un travagliato periodo personale; in contemporanea, tuttavia, si avvicinò agli ambienti di avanguardia e di contestazione di sinistra, i quali contribuirono ad accentuare il suo interesse per la politica, che culminerà nel 1974 con la pubblicazione de “La storia”. Obiettivo primus della Morante è raccontare, attraverso una rielaborazione intellettuale del dolore proprio e collettivo, la storia dal punto di vista degli ultimi, costretti a chinare il capo dinnanzi a violenze ed ingiustizie e le cui tragedie personali non trovano posto nella narrazione della Storia, con la S maiuscola.
Nel 1982, dopo la pubblicazione della sua ultima fatica letteraria “Aracoeli“, che meriterà il “Prix Médicis”, scoprì di essere gravemente malata e, per tale ragione, tentò disperatamente il suicidio; tuttavia fu nel 1985 a causa di un infarto che ella perse la vita.
Possiamo affermare che la Morante ha tracciato un solco profondo nella letteratura del Novecento, in particolare grazie alla vittoria del “Premio Strega” nel 1957 – riconoscimento mai conferito prima ad una donna – ottenuta dal romanzo “L’isola di Arturo”, in cui viene descritto magistralmente il disvelamento delle proprie credenze e il successivo passaggio all’età adulta, momenti che caratterizzano la vita di ogni individuo.