La storia del calcio è segnata senza dubbio dalla presenza di grandi atleti provenienti dal Brasile. Lo stato sudamericano è per eccellenza una delle migliori scuole del futebol. Ma per quanto forti e abili, i suoi campioni hanno una data di scadenza più breve rispetto ai calciatori del resto del mondo. Due esempi del passato sono Ronaldo e Ronaldinho: i due fuoriclasse hanno lasciato il Vecchio Continente poco più che trentenni per poi chiudere la carriera in patria.
Se pensiamo a oggi, molto stelle verdeoro sono tornate a casa: Paulinho, Lucas Moura, David Luiz, Fernandinho e Marcelo. Tutta gente che ha vinto tanto e tutto in Europa. Eccezione alla regola è il trequartista Oscar, che nel 2016 ha scelto di giocare per lo Shanghai Port, preferendo i soldi alla carriera. Come tra l’altro molti calciatori in questa estate hanno scelto l’Arabia Saudita, tra cui Fabinho e Neymar.
C’è però un calciatore brasiliano che si continua a esprimere ad alti livelli in Premier League, nientepopodimeno che il campionato più bello al mondo. La sua carta d’identità da oggi segna 39 anni, ma lui non lo sa e da oltre un decennio è uno dei difensori più forti al mondo. Parliamo di Thiago Silva, una delle poche certezze del nuovo Chelsea di Mauricio Pochettino. Anche Thiago sarebbe potuto approdare nella Saudi League e prendere uno stipendio notevolmente più alto e giocare sì ma con meno sforzo. Invece ha scelto di restare in Europa, di cui pare non averne abbastanza. Di aiutare, con la sua esperienza e la sua qualità, il Chelsea a riprendersi le posizioni che contano nel massimo campionato inglese. Di tornare a disputare quella Champions League che tra Milan, Paris SG e blues ha sempre disputato e quest’anno, per la prima volta dopo undici stagioni, si ritrova a vederla dal divano di casa sua. La sua voglia e la sua fame devono essere d’esempio alle nuove generazioni e magari anche alle vecchie. Perché si può avere il talento, ma se non lo si unisce a un allenamento costante allora i giorni nel mondo dei grandi sono contati. E chissà che qualcuno in Arabia Saudita non guardi questo “giovane” con un pizzico d’invidia. Perché al suo posto potevano esserci anche loro.
Paolo Gabriel Fasano