Pochi sono stati gli uomini capaci di cogliere lo spirito della storia loro contemporanea, ancora di meno sono stati gli uomini capaci di leggere la storia sotto diversi punti di vista, apportando così una grandissima rivoluzione nell’interpretazione del mondo. Tra questi ultimi uomini vi è Friedrich Nietzsche.
Nato a Röcken, piccolo paesino situato nel nord-est della Germania centrale, il 15 ottobre del 1844 da genitori protestanti (il padre, infatti, era il pastore della chiesa locale), Nietzsche si distinse fin da giovane per la sua spiccatissima intelligenza e la grande curiosità che nutriva per il sapere umanistico. Già a 24 anni divenne professore di lingua e letteratura greca presso l’Università svizzera di Basilea, carica che mantenne per poco tempo per via dei numerosi malanni che lo affliggevano e, soprattutto, per la progressiva rottura con l’ambiente accademico dovuta alla sua prima opera: “La nascita della tragedia” (1872).
Nel 1879 lasciò definitivamente l’insegnamento e cominciò a viaggiare tra la Svizzera, la Germania e l’Italia, scrivendo moltissimo: pubblicò, tra le varie cose, “La gaia scienza” (1882) e “Così parlò Zarathustra” (1883-1885), opera in cui appare il concetto di superuomo, ossia un essere umano futuro capace di prendere totalmente coscienza di sé e, dopo la morte di Dio, di darsi delle leggi morali superiori.
Nel 1887 pubblicò la “Genealogia della morale” e l’anno successivo il “Crepuscolo degli idoli”, testi in cui il filosofo traccia il percorso della filosofia come decadenza, individuando volta per volta quali pensatori hanno portato alla sua rovina e chi invece ha cercato di arginarne la dissoluzione.
Nel 1889 a Torino fu colto dalla prima crisi di follia e venne ricoverato prima in una clinica psichiatrica a Basilea, per poi essere trasferito dalla sorella a Weimar, dove morì il 25 agosto del 1900.
Simone Lucarelli