Lo scorso 13 ottobre è stata inaugurata, per il decimo anno consecutivo a Bari, la 66° World Press Photo Exhibition, che si svolgerà fino al prossimo 10 dicembre 2023, ancora una volta, negli ambienti del Teatro Margherita. L’evento, che rappresenta la più prestigiosa mostra di fotogiornalismo al mondo, è stato organizzato dalla Fondazione World Press Photo, in collaborazione con Cime e Regione Puglia, con le partnership del Conservatorio “N. Piccinni” e dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”.
Quest’anno, accanto alle fotografie vincitrici, è stata anche inserita una collezione intitolata “Iconic images”, con le foto che hanno fatto la storia del concorso a partire dal 1955, per arrivare ai giorni nostri.
Ben 120 sono gli scatti vincitori del contest, selezionate a partire da oltre sessantamila fotografie di ben 3752 fotografi provenienti da ogni parte del mondo. Si tratta di fotografie dall’elevato valore documentaristico, che vanno a porre l’attenzione sui principali eventi dello scorso anno o questioni sociali attuali spesso trascurate dai media. Ciò per attuare uno degli obiettivi della Fondazione, consistente nel promuovere la libertà di informazione e di stampa. Per favorire una sostanziale par condicio, si è provveduto a selezionare le fotografie in più step, prima a livello regionale e poi a livello globale, in modo da garantire una pari dignità e consentire un più elevato livello di rappresentanza internazionale.
Ben quattro erano le categorie di concorso: Foto singola, Storie, Progetti a lungo termine e, novità dell’anno, Open Format; quest’ultima categoria consentiva la presentazione di lavori a tecnica mista, come ad esempio collage fotografici.
In particolare, per la categoria Photo of the year, il progetto vincitore è “L’assedio di Mariupol”, fotografia realizzata dall’ucraino Evgeniy Maloteka durante l’attacco all’ospedale della città ucraina nell’ambito del conflitto Russo-Ucraino. Per la categoria Story of the year, il premio è andato al danese Mads Nissen, autore del lavoro “Il prezzo della pace in Afghanistan”, che documenta la situazione afghana sotto il governo dei Talebani, a seguito della ritirata americana dal Paese. Il progetto “Acque maltrattate”, realizzato dall’armena Anush Babajanyan, ha invece vinto per la categoria Long-term project: il lavoro documenta la piaga della siccità, che da ormai parecchi anni attanaglia l’area dell’Asia centrale. Infine, per la categoria Open format, è stato selezionato il lavoro “Qui le porte non mi conoscono” dell’egiziano Mohamed Mahdy, che documenta la situazione di Alessandria d’Egitto a seguito dell’innalzamento del livello dei mari.
Tra gli altri temi trattati: le repressioni di civili nelle Filippine, mascherate come operazioni anti-droga dal governo di Duterte; la situazione israelo-palestinese, purtroppo ancora tristemente attuale; il crollo della produzione agricola negli Stati Uniti a seguito della siccità del fiume Colorado; la crisi politica in Myanmar, Paese segnato dalla dittatura militare; la crisi immobiliare in Cina; la situazione delle donne in Iran; l’immigrazione clandestina tra Africa ed Europa e tra America latina e USA; l’innovazione nell’agricoltura intensiva per portarla a emissioni zero, ma anche l’utilizzo di prodotti altamente inquinanti per la produzione di vegetali; la musica drill come fenomeno culturale dei quartieri-ghetto delle metropoli americane; gli effetti della crisi economica in Venezuela, da uno dei maggiori produttori di petrolio a livello mondiale a Paese fallito.
La mostra è visitabile dal lunedì al giovedì, e la domenica dalle 10.00 alle 21.00, il venerdì dalle 10.00 alle 22.00. Per verificare il costo del biglietto ed eventuali esenzioni, ma anche per approfondire i temi della mostra e per tutte le informazioni necessarie si rimanda al sito World Press Photo Bari.
Giuseppe Mennea