Il Palazzo Mannajuolo, capolavoro dell’Art Nouveau partenopea

La sua scala è stata l'ambientazione di un film di Ozpetek

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Allo stesso modo in cui quando si parla di Lecce si pensa subito al Barocco, così, quando si parla di Napoli, non si può non pensare a capolavori settecenteschi come il Cristo Velato. Eppure Napoli, come tutte le grandi città, è anche liberty. E come solitamente accade in questi casi, alcuni massimi esempi di questa corrente artistica sono sconosciuti ai più. In questa sede analizzeremo un caso, per così dire, emblematico: il Palazzo Mannajuolo, ubicato nel quartiere Chiaia in Via Filangieri.

Lo splendido edificio venne realizzato tra il 1909 e il 1911 su progetto di Giulio Ulisse Arata e con la collaborazione di Gioacchino Luigi Mellucci e Giuseppe Mannajuolo, già proprietario dei suoli edificati e che diede il nome alla struttura. Il palazzo sorse in uno dei quartieri più eleganti ed esclusivi del capoluogo partenopeo, che con le sue strade ricche di negozi è ancora oggi, assieme al Vomero, cuore della movida partenopea.

Per la costruzione del palazzo si utilizzò una tecnica allora estremamente all’avanguardia, ovvero il calcestruzzo armato, che per le sue caratteristiche di straordinaria lavorabilità, permise di realizzare alcuni elementi unici, come la splendida scala autoportante di cui parleremo tra poco.

L’edificio ha uno sviluppo angolare, tra Via Filangieri e Via dei Mille, di cui costituisce una sorta di quinta scenica: infatti, le due facciate laterali dal gusto quasi neo-barocco, in un ideale tributo alla corrente artistica che ha segnato la storia della città, si uniscono all’angolo creando uno straordinario scorcio, che con le ampie vetrate ad arco ribassato riflettono la vita quotidiana e rapiscono l’occhio anche del più distratto visitatore.

Questa facciata angolare si sviluppa ulteriormente, per un totale di ben cinque piani, e al di sopra di una loggia in ferro battuto, è completata da una falsa cupola, anch’essa ribassata, con una funzione di abbellimento più che reale.

Accedendo agli interni del Palazzo, che ad oggi è occupato da appartamenti e uffici, si può raggiungere il vero elemento rappresentativo della struttura, ovvero la splendida scala ellissoidale. Questa, che è idealmente il centro dell’edificio, posta alle spalle della facciata angolare di cui riprende le forme, si sviluppa vertiginosamente per l’intera altezza dell’edificio. È realizzata in marmo a sbalzo e presenta una bella ringhiera in ferro battuto dal gusto floreale per l’intera lunghezza della scala. La luce, che entra scenograficamente dall’alto del vano, irradia l’intero ambiente, creando un ambiente fiabesco che non è passato inosservato al regista Ferzan Ozpetek, che qui ha ambientato il film Napoli Velata.

Esiste anche una curiosità che si lega all’esistenza del Palazzo: negli anni Venti, infatti, al piano terra era presente il cinema-teatro Kursaal, dove ci fu il debutto della compagnia dei De Filippo e dove andò in scena la prima di “Natale in casa Cupiello”.

Giuseppe Mennea

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