Il Natale di Gesù nel Corano

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Sono passati due millenni dallo straordinario evento che ha cambiato il corso della storia e miliardi di cristiani in tutto il mondo celebrano la festa della Nascita di Gesù apprezzata anche dai seguaci dalla religione Islamica

Questo perché le scritture dell’Islam, il Corano, venerano Gesù (“Isa”) e sua madre Maria (“Maryam”) come figure sante che hanno preceduto il profeta Maometto. Gesù è lodato non solo come profeta ma anche come Messia. È addirittura onorato come la “parola” di Dio, una frase che ha incuriosito i teologi cristiani, poiché suona simile allo status di Gesù come “Verbo divino” nella loro dottrina. Nel Corano, Maria è anche lodata come donna pia e casta, benedetta dagli angeli, che le dicono: “Maria, Dio ti ha scelta e ti ha resa pura: ti ha veramente scelta tra tutte le donne”. In effetti, Maria è l’unica donna menzionata per nome in tutto il Corano. C’è persino un’intera sura (capitolo) che porta il suo nome.

In questo capitolo leggiamo di come Maria concepì miracolosamente il suo figlio benedetto, senza che nessuno la toccasse:

  1. Ricorda Maria nel Libro, quando si allontanò dalla sua famiglia, in un luogo ad oriente.
  2. Tese una cortina tra sé e gli altri. Le inviammo il Nostro Spirito, che assunse le sembianze di un uomo perfetto.
  3. Disse [Maria]: «Mi rifugio contro di te presso il Compassionevole, se sei [di Lui] timorato!».
  4. Rispose: «Non sono altro che un messaggero del tuo Signore, per darti un figlio puro».
  5. Disse: «Come potrei avere un figlio, ché mai un uomo mi ha toccata e non sono certo una libertina?».
  6. Rispose: «È così. Il tuo Signore ha detto: “Ciò è facile per Me… Faremo di lui un segno per le genti e una misericordia da parte Nostra. È cosa stabilita”».
  7. Lo concepì e, in quello stato, si ritirò in un luogo lontano. (Corano 19:16-22)

I cristiani che conoscono la Bibbia potrebbero trovare questo passaggio coranico familiare, forse addirittura biblico, perché presenta chiari paralleli con il Vangelo di Luca dove leggiamo che Dio mandò un angelo a Maria, dicendole: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio” (Lc 1, 30-34).

Le scritture cristiane e quelle islamiche hanno certamente in comune un fondamento: la nascita verginale di Cristo Gesù.

La storia della Natività nel Nuovo Testamento, così come narrata con alcune sfumature nei vangeli di Matteo e Luca, è ben nota: Gesù nacque nella città di Betlemme. La sua vergine madre, Maria, secondo Luca, avvolse il suo neonato in fasce e “lo adagiò in una mangiatoia”. Questa descrizione caratterizza da secoli l’immaginario cristiano, con innumerevoli opere d’arte che raffigurano il bambino Gesù disteso in una stalla, circondato da fieno, pecore e mucche. Nella scena c’è anche Giuseppe, che aveva sposato Maria, per prenderla sotto la sua protezione.

I vangeli raccontano anche di alcuni eventi miracolosi legati alla nascita. “I magi dell’oriente” vennero alla ricerca del bambino Gesù, “perché avevano visto la sua stella sorgere”. (Mt 2, 1-2) E gli angeli annunciarono la sua nascita a un gruppo di pastori che lo adoravano come Messia e Signore (cfr. Lc 2, 15-18).

Il Corano fornisce un resoconto significativamente diverso della Natività. Gesù in un “luogo lontano” non meglio specificato. Mentre lo dà alla luce, Maria è tutta sola, e non c’è né Giuseppe né nessun altro ad aiutarla. Sorprendentemente, si dice che partorisce sotto una palma, accanto a una sorgente miracolosa:

  1. Lo concepì e, in quello stato, si ritirò in un luogo lontano.
  2. I dolori del parto la condussero presso il tronco di una palma. Diceva: «Me disgraziata! Fossi morta prima di ciò e fossi già del tutto dimenticata!».
  3. Fu chiamata da sotto: «Non ti affliggere, ché certo il tuo Signore ha posto un ruscello ai tuoi piedi;
  4. scuoti il tronco della palma: lascerà cadere su di te datteri freschi e maturi.
  5. Mangia, bevi e rinfrancati. Se poi incontrerai qualcuno, di’: “Ho fatto un voto al Compassionevole e oggi non parlerò a nessuno”». (Corano 19:22-26)

Il racconto del Corano ha somiglianze con due antichi testi cristiani apocrifi.

Il primo di questi è il Protoevangelium di Giacomo, un testo cristiano del II secolo che era popolare tra i cristiani orientali. Il testo è chiamato protoevangelium (“pre-Vangelo”) perché si concentra principalmente sulla nascita e sull’educazione miracolose di Maria.

Nel protovangelo leggiamo che Gesù nacque in una “grotta”, da qualche parte nel “deserto”, a circa “tre miglia” fuori Betlemme. Ciò è coerente con il racconto coranico secondo cui Maria “si ritirò in un luogo lontano”. Anche nel protovangelo, come nel Corano, Maria partorisce da sola, senza nessuno che l’aiuti.

Il secondo testo cristiano apocrifo è il Vangelo dell’infanzia di Matteo, noto anche come Vangelo dello pseudo-Matteo. Qui, come nel Corano, troviamo Maria che mangia da una palma e beve da una sorgente d’acqua miracolosa, tuttavia, in questo Vangelo l’episodio non si svolge durante la nascita di Gesù ma più tardi, durante la famosa fuga in Egitto della sacra famiglia, quando fuggono dopo il crudele ordine del re Erode di uccidere tutti i bambini maschi di 2 anni. Sulla strada per l’Egitto, Maria esausta vuole riposarsi sotto una palma, e poi: “Il bambino Gesù, con volto gioioso, riposando nel seno di sua madre, disse alla palma: O albero, piega i tuoi rami e ristora mia madre con il tuo frutto. E subito a queste parole la palma piegò la sua sommità fino ai piedi stessi di Maria Santissima; e ne raccolsero dei frutti, dei quali tutti si rifocillarono… Allora Gesù le disse: Alzati, o palma, e sii forte, e sii compagno dei miei alberi, che sono nel paradiso del Padre mio; e apri dalle tue radici una vena d’acqua che era stata nascosta nella terra, e lascia scorrere le acque, affinché possiamo essere saziati da te. E subito si sollevò, e dalla sua radice cominciò a sgorgare una sorgente d’acqua estremamente limpida, fresca e scintillante. E quando videro la sorgente d’acqua, si rallegrarono di grande gioia e furono saziati. (Vangelo dell’infanzia di Matteo, 20)

Notiamo, quindi, una corrispondenza sorprendente tra il racconto coranico della nascita di Gesù con i due vangeli apocrifi anche se i dettagli della palma e della sorgente d’acqua sembrano “fuori luogo”.

È meraviglioso che la nascita di Gesù abbia trovato tanta venerazione anche nell’Islam che onora la nascita di Gesù quasi quanto il Cristianesimo. Il Corano sottolinea fortemente la sua nascita, citando le parole di Gesù che dice: “La pace sia su di me il giorno in cui nacqui” (19:33).

Forse i musulmani, quindi, possono vedere il Natale come la versione cristiana di ciò che essi stessi onorano come “mawlid al-nabi” (la nascita del profeta), ampiamente celebrato oggi tra i musulmani come il compleanno di Maometto e poiché sia Maometto che Gesù erano messaggeri di Dio, secondo l’Islam, entrambi i loro compleanni devono essere festeggiati.

Antonio Calisi

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