Il 27 novembre 2006 la stazione ferroviaria di Málaga, in Andalusia, Spagna, è stata intitolata alla filosofa María Zambrano, dov’è nata nel 1904.
Presto la sua famiglia si trasferisce a Segovia dove lei studia filosofia e segue le lezioni di José Ortega y Gasset, dal cui pensiero si discosterà in seguito. Di un profondo senso religioso appreso dalla madre e dall’unamunismo (il pensiero di Miguel de Unamuno y Jugo), durante la guerra civile spagnola, abbandona la militanza dopo le violenze alle chiese e ai conventi, schierandosi e sostenendo comunque la causa repubblicana.
È l’affermarsi del franchismo, nel 1939, a costringerla all’esilio, uno stato forzato di viaggio permanente, un cammino che Zambrano identifica presto con la filosofia che è per lei proprio un viaggio ideale. Durante il confino, la filosofa tocca vari Paesi e più di un continente: è in America – a L’Avana, New York e Città del Messico – e successivamente in Europa tra Parigi e Roma dove soggiornò tra il 1954 e il 1964. Questa esperienza di vita ne forgia il pensiero e la scrittura. La filosofa torna in Spagna e a Madrid solo nel 1984 dopo ben 45 anni di esilio e dove muore nel 1991.
Per Zambrano il tempo è un importante concetto per lo sviluppo dell’uomo così che della storia. Non è strano, dunque, che il suo nome sia stato affiancato a un luogo intrinsecamente legato al tempo come una stazione ferroviaria.
Sofia Fasano