La festa dell’8 dicembre ricorda il concepimento di Maria nel grembo di sant’Anna

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L’Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d’Oro affresco di Giotto, (1303-1305) Cappella degli Scrovegni a Padova

Il concepimento di Anna ci è presentato nei primi capitoli degli apocrifi del Protovangelo di Giacomo e nel Libro sull’Infanzia della Beata Vergine attribuito a san Matteo. Gioacchino e Anna entrambi in età avanzata non smettevano di implorare Dio di essere liberati dalla loro sterilità. Dio mandò l’Arcangelo Gabriele da Gioacchino, appartato su una montagna e da Anna, che piangeva il suo dolore nel giardino, per rivelare che ben presto si sarebbe avverata, attraverso loro, la profezia che una bambina sarebbe nata, destinata a diventare la vera Arca della Nuova Alleanza, la Scala divina, il Roveto non consumato, la Montagna non tagliata, il Tempio vivente, dove avrebbe abitato il Verbo di Dio. In quel giorno, nella concezione di sant’Anna, la sterilità di tutto il genere umano separato da Dio a causa del peccato, aveva fine e, attraverso il concepimento di colei che era rimasta sterile secondo l’età, Dio manifestava e dimostrava il miracolo ancora più grande della concezione senza seme e della nascita di Cristo nel grembo della Tuttasanta Vergine Madre di Dio.

La festa nella tradizione bizantina è detta Concepimento di sant’Anna per un motivo logico e ben preciso, poiché pone Sant’Anna come agente nell’azione. Questo evita le confusioni che spesso sono popolarmente diffuse in ambiente latino, dove per ignoranza la festa dell’8 dicembre è intesa come il concepimento di Cristo da parte di Maria che è festeggiato il 25 marzo nell’Annunciazione.

Questa confusione è originata dal fatto che durante la Santa Messa si legge il Vangelo di Luca dell’annunciazione. Questo brano è stato sapientemente scelto dalla Chiesa, perché nel saluto dell’angelo “Piena di grazia” si esprime il mistero della sua Immacolata Concezione.

Quello che in italiano è tradotto con due espressioni, un aggettivo («piena») e un complemento di specificazione («di grazia»), nel greco originale è un unico termine, pieno di contenuti teologici, il participio perfetto al passivo (vocativo femminile singolare) del verbo charitóo (“fare grazia”, “gratificare”, “favorire grandemente”). In particolare, il tempo “perfetto” in greco manifesta un’azione accaduta nel passato che continua ad avere degli conseguenze nel presente; ulteriormente il passivo allude la persona divina come agente. Se si volesse comunicare tutte queste sfumature, occorrerebbe allungare la frase: «Ricolmata (nel passato) e ricolma (ora) di grazia (da parte di Dio)»; dovendo accorciare, si potrebbe decidere per «ricolmata di grazia (divina)».

Faccio notare che la festa è celebrata dalla Chiesa latina l’8 dicembre, nove mesi prima della nascita di Maria, l’8 settembre.

L’introduzione della celebrazione della Concezione della Beata Vergine Maria nel rito romano è del 1476, quando Papa Sisto IV introdusse ufficialmente detta festa nel Calendario Romano, col rito duplex. A quel tempo era ancora abbastanza chiaro che il cuore di quella celebrazione fosse la concezione miracolosa da parte della sterile Sant’Anna.

Antonio Calisi

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