La notizia, riportata dal Corriere della Sera di un’indagine statistica, circa la frequentazione turistica presso le località a vocazione ricettiva, ha evidenziato, per Giovinazzo, una sensibile flessione nel numero di presenze nell’anno 2023 rispetto al 2022. E tanto ha generato, a livello politico, una marcata sottolineatura del gruppo consiliare di opposizione nei confronti dell’organo di governo che, in più circostanze, ha vantato una crescente attrattività turistica di Giovinazzo.
Per la verità, non si può, solo sulla base di un dato statistico, formulare una qualche riflessione circa certa offerta turistica sul mercato e, di conseguenza, l’andamento dei riscontri a una tale proposta. Anche perchè la stessa proiezione al turismo di una località trova le sue ragioni proprio nella percezione che il mercato riesce a farsi di quel posto e delle sue possibilità concrete ad assicurare quanto ci si aspetti per un riposante e piacevole soggiorno.
Percezione che, chiaramente, si ha modo di acquisire dall’insieme dell’immagine della città, dalle sue proposte, dallo stile comportamentale della comunità residente, affabile e accogliente con gli ospiti e, ancora, dalla efficienza dei servizi, e da molti altri fattori, non escluso un adeguato impianto di segnaletica illustrativa degli immobili edilizi di valore e dei beni, ivi presenti, di interesse storico e artistico.
E, dunque, la questione è ben più complessa ed articolata per poter trarre conclusioni in base ad un report statistico. Necessiterebbe a tal fine che l’Amministrazione civica si dotasse, in definitiva, di un funzionale presidio fisso che, oltre a dare organicità e convenienza all’offerta turistica locale, con una convincente attività informativa e promozionale, anche a mezzo di agenzie specialistiche di zona, oltre che a coordinare gli stessi operatori del settore, abbia gli strumenti per analizzare l’andamento delle visite e cogliere le variabili motivazionali che portano a soggiornare a Giovinazzo.
Ma, a parte questo, bisogna che si risponda alla domanda essenziale: Giovinazzo che, fino agli anni ’80 del secolo scorso. era un centro metallurgico per la presenza delle ferriere, può proporsi, attualmente, città a vocazione turistica?
Non basta, certo, un brand, creato di proposito, per poter dare garanzia di qualità turistica al borgo di Giovinazzo.
E, a questo riguardo, vale la pena che appunti un aspetto che ritengo non sia di poco conto, ma che può concorrere a dare a Giovinazzo una reputazione a livello turistico. Intendo soffermarmi proprio sul “decoro urbano” che, al di là di ogni considerazione riguardo alla sua capacità ricettiva e relativa accessibilità e alla bontà della gastronomia locale, dovrebbe essere il biglietto da visita di Giovinazzo, che pur passa come una città dal caratteristico scorcio paesaggistico, tranquilla e attraente.
E non penso si possa tralasciare di dire che, se è una delle peculiari incombenze dell’Amministrazione civica, il badare alla tenuta in ordine del patrimonio immobiliare pubblico e alla pulizia dei giardini e delle aree a verde e alla manutenzione delle strade e delle piazze, a tale impegno non possono sentirsi estranei gli amministrati. Tutti i residenti dovrebbero farsi carico di collaborare e, ove possibile, partecipare a che la tenuta del decoro urbano sia soddisfacente e, possibilmente, migliorarne il risultato, rispettando le regole e segnalando a chi di competenza eventuali azioni di abuso e danneggiamento della cosa di tutti.
Perché il concorso attivo della gente del posto all’attività di custodia e di buona conservazione di quanto è a disposizione di tutti è indice di una certa cultura civica che definisce il senso di essere parte della comunità cittadina.
E, su questo versante, c’è molto da dolerci, a Giovinazzo, se si considera che per le strade e anche nei giardini pubblici si denota una dispersione di mozziconi di sigarette e di rifiuti minuti che sarebbe indispensabile deporre negli appositi contenitori e cestini anche se, non sempre, sono in buono stato. Come anche non si riesce a fare a meno di lasciare in sosta la propria vettura in spazi non consentiti, ostruendo spesso la libera circolazione e anche il passeggio pedonale.
Parimenti sconveniente è la grande quantità di casonetti privati collocati, sistematicamente e senza alcuna autorizzazione a occupare suolo pubblico, su tutte le vie e piazze cittadine e spesso anche sui marciapiedi, non solo da parte di esercenti pubblici, di artigiani e anche di gruppi associativi, senza che gli stessi vengano regolarmente puliti e sanificati. E pare non susciti neppure sdegno che si consenta la deizione di cani negli spazi a verde, aiuole spartitraffico e negli alvaretti degli alberi che, per lo più, sono ricettacolo di immondizia non essendo possibile recuperare quanto si accumula alla radice delle piante.
Per altro verso a rovinare l’immagine della città si evidenziano molte carenze cui l’Amministrazione non si premura di eliminare. C’è da intervenire, infatti, per mettere mano a ripianare tante brutture da tempo presenti e anche nuove che addirittura non vengono neppure percepite come tali. Non si può certo dire che si sia intervenuti con una decisa azione di abbattimento delle barriere architettonice ai marciapiedi. Si pensi, pure, alla scarsa manutenzione dei pilastrini in pietra lungo i due lungomari, cui qualche tratto, anche esteso, è, da tempo, recitanto per ragioni di pubblica incolumità, e ancora alla stessa pista ciclabile che in centro fa proprio impressione per come è ridotta.
Non c’è nessuna preoccupazione a tenere in ordine le aiuole cittadine neppure da parte di coloro che, a suo tempo, si erano impegnati a farlo e i cui cartelli pubblicitari appaiono ancora ivi installati e in parte deteriorati.
Ne cito una per tutte: quella del piazzale d’ingresso alla stazione, così approfitto per segnalare che il sottopasso della linea ferroviaria, cioè il tratto di spettanza del Comune, è da sempre al buio, dal momento che non si provvede a sostituire i corpi illuminanti ivi installati. Alberi avvizziti e buche, ovunque, prive di piante; come orribili si presentano le decine di grosse fioriere sparse in diversi ambiti cittadini, utilizzate per impedire la circolazione veicolare su alcuni tratti stradali.
Nel centro antico, e precisamente su via Spirito Santo, un caseggiato da tempo immemorabile diruto non si riesce ad eliminarlo mediante la rimozione del materiale edilizio delle fabbriche crollate e non più recuperabili. Così pure non si comprende perché si consenta di tenere in piedi il contrafforte in tufo a sostegno dell’abitazione privata posta di fronte proprio a quella zona, costruito alla fine degli anni ’50 del secolo scorso per impedirne il dissesto della fabbrica stessa.
C’è forse una regolare autorizzazione a tenere quell’ingombro sulla strada pubblica da anni, per cui non si può imporre al proprietario dell’immobile di mettere in sicurezza il proprio edificio? E’ lecito che si occupi indebitamente un luogo pubblico e si ostacoli il libero transito su di un tratto di via che fa da anello stradale per la circolazione nel centro storico? Non ci si è accorti che ormai la via di accesso alla zona interna del borgo antico è divenuta via Marina, di frequente, anche a doppio senso di circolazione?
Ed è il caso che ci si fermi qui, perché la lista è lunga e non ho alcun proposito di mettere mano a un libro bianco su quanto lascia desiderare per un accettabile livello di decoro urbano.
Tuttavia un suggerimento riterrei di doverlo fare a chi ha le leve del potere: delegare qualcuno dell’Assessorato al “Decoro Urbano” di girare periodicamente per la città e rilevare le cose da fare e metterle in programma per ripianarle. E nel caso ce ne sia bisogno coinvolgere anche i cittadini e le aggregazioni sociali come anche i rappresentanti di quartiere per dare una mano sul da farsi.
Una cosa è certa. Tanti accorgimenti e piccoli interventi di riparazione immediata possono far cambiare veramente il volto di Giovinazzo e questo, a livello di accoglienza turistica, ha la sua importanza. E che importanza!
Giuseppe Maldarella