Nata Augusta Ada Byron nel 1815, Ada contessa di Lovelace è stata una nobildonna londinese, ma soprattutto un’insigne matematica, autrice e primo programmatore della storia, che non fu dunque un uomo, e colei che ha anticipato l’idea di software già nell’Ottocento gettando le basi della moderna informatica. Figlia del poeta Lord Byron e della matematica Isabella Milbanke – ricevette un’istruzione scientifica grazie al volere della madre -, a lei si deve l’invenzione del primo prototipo di computer.
Nel 1833, a soli diciotto anni, ha ammaliato l’inventore della macchina analitica, l’antenata del computer, Charles Babbage e si è appassionata al suo progetto riuscendo a guardare oltre. Lei aveva compreso che la macchina era in grado di fare ben oltre che solo calcoli numerici e, dunque, la sua capacità creativa che avrebbe avuto infinite applicazioni espressive come, ad esempio, la musica o la grafica. Si dedicò alla traduzione dal francese all’inglese delle teorie di sviluppo proposte dall’italiano Luigi Federico Menabrea che completò con note e appunti tra cui un algoritmo sui numeri di Bernoulli che è stato riconosciuto come il primo programma della storia. Morì prematuramente a soli 37 anni per un tumore uterino, chissà cosa ancora la sua mente geniale avrebbe concepito.
In suo onore la Nasa ha dato il suo nome a un linguaggio particolare, utilizzato perlopiù per gestire la navigazione dei vettori, il linguaggio Ada.
Sofia Fasano