È bene sapere che nel nostro Paese non si parla esclusivamente l’italiano. Sono presenti di fatto altre lingue, seppur in minor parte, tutelate dalla nostra costituzione. Una di queste è quella greca. Nello specifico il griko è una minoranza etno-linguistica che ha saputo resistere fino a oggi in alcuni paesi della provincia di Lecce, ovvero in quell’area che prende il nome di Grecìa Salentina. La presenza di questa lingua nei dodici comuni dell’isola linguistica risale al IX-X secolo quando comunità ellenofone si stabilirono anche in Calabria e Sicilia orientale. Furono i bizantini ad abitare queste terre, in parte spopolate, all’epoca in cui Basilio I si appropriò dell’Italia meridionale.
Un tempo la superficie della Grecìa Salentina ricopriva una superficie più vasta nel sud del tacco d’Italia, ma purtroppo il griko è stato anche stigma di emarginazione e le generazioni recenti lo hanno tacciato come simbolo di arretratezza e povertà rurale. Tuttavia, minoranze greche in Italia non sono presenti solo nel Salento, bensì anche in Calabria. Nei tre comuni dell’area detta Bovesia (Bova, Roghudi e Gallicianò), sull’altopiano dell’Aspromonte, infatti, si parla il grecanico, o greco-calabro. Le origini di questa lingua affondano le loro radici direttamente nella Magna Grecia con le dovute influenze che nel tempo l’hanno differenziata dal greco antico.
Oggigiorno queste lingue sono utilizzate solo da persone in età adulta se non maggiormente dagli anziani. In più, col passare del tempo, è fortunatamente maturata una nuova percezione collettiva che si ha del dialetto e di queste lingue “minori” che non le considera più una marca di inferiorità socioculturale.
Sofia Fasano