I TUFFI SPERICOLATI DALL’ALTO DI VIA MARINA NELLE ACQUE DEL PORTICCIOLO DI GIOVINAZZO

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Non c’è niente di strano! Il caldo sopraggiunto, all’improvviso, a segnare l’inizio dell’estate ha dato, come sempre, alla testa. Naturalmente ai giovanissimi che hanno avvertito il bisogno di dare, subito, sfogo alle loro stravaganze per sfuggire alla soffocante calura. E, la prima bizzaria è stata quella di buttarsi in acqua già dagli inizi di giugno. Così, a Giovinazzo, si sono affacciate, da fuori paese, nutrite schiere di giovani per bagnarsi anche nelle acque del bacino portuale e, perfino, a lanciarsi in mare dall’altro di via Marina, proprio da sopra al pilastro in pietra della balaustra cui ci si affaccia su cala porto. Non credo che tali immersioni possano dirsi sane né, tanto meno, sicure, se effettuate con tuffi azzardati da quell’altezza e verso un fondale chiaramente non idoneo per simili pratiche, a cuasa degli scogli, a pelo d’acqua, lungo la muraglia del borgo antico.

Per quanto, a vista, tanto accattivante, quel placido bacino d’acque, dal colore blu e con qualche spiaggetta di sabbia, formatasi per effetto di correnti che vi circolano al suo interno, la realtà di quella zona portuale è completamente diversa.

E’ uno specchio d’acqua in grande parte contaminato, e, dunque, vietato alla balneazione oltre a non essere sicuro a causa anche della circolazione dei piccoli natanti che hanno i loro approdi nella cala.

Dispositivi sia della Capitaneria di Porto sia del Sindaco impediscono che quel territorio marittimo possa essere frequentato dal pubblico e, tanto meno, essere disponibile per la libera balneazione. Nonostante tutto, molti sono quelli che vi stazionano, abitualmente, prendono il sole su quel lembo di riva, e si immergono in acqua sia pure a pochi metri dalla linea costiera e dei due frangiflutti, approfittando di improvvisati scivoli che si canalizzano verso l’interno dello scalo.

E non si desiste neppure dal fare tuffi dall’alto degli scogli emergenti lungo il tratto orientale del porticciolo, estremamente pericolosi, stante la scarsa  profondità dei fondali.

E, adesso, qualcuno si cimenta pure a fare balzi in acqua lanciandosi da sopra i pilastri della ringhiera di via Marina. Qualcosa di veramente rischioso.

Il tutto in aperto contrasto con l’Ordinanza che, da sempre, sancisce il divieto di fare bagni e tuffi nell’ambito della cala porto.

Considerati i rischi che si corrono nell’immergersi in quelle acque e, al tempo stesso, di tuffarsi, perchè non si trova la maniera di allontanare da quell’area chi prova a godere di detti spazi di mare inibiti?

Tutti osservano quel che accade in quel luogo, ma non c’è alcuna forma di controllo, né si sono mai notati interventi di dissuasione di simili comportamenti che violano, in modo così manifesto, il divieto imposto dalle Autorità pubbliche.

Anche questa è una delle tante Ordinanze di divieto che non sono tenute in alcun conto, perchè vige la generale consapevolezza che non si è perseguibile per la loro infrazione.

L’altro verso, quello deplorevole, del nostro cosiddetto costume civico.

Giuseppe Maldarella

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