Ai confini tra l’agro di Giovinazzo, di Terlizzi e di Molfetta, poco oltre la contrada delle Sette Torri, sorgono le rovine di un’imponente masseria fortificata che, con le sue torri angolari, domina una vasta conca naturale che viene a crearsi a ridosso di Torre dell’Alfiere, lungo la strada vicinale Mino.
Si tratta della Masseria Villafranca, fino a qualche anno fa completamente integra, ma dal 2018 sfregiata da un importante crollo che ne ha minato la stabilità.
Vi si accede percorrendo un lungo viale sterrato, che congiunge la strada principale alla masseria, che sorge idealmente al centro di quello che fu un vasto latifondo, ma che oggi rimane frammentato in varie proprietà.
Proprio lungo la strada principale, su un cippo di confine, si leggeva rozzamente fino a qualche tempo fa il nome della tenuta, “Villa Fraca”.
Il nome deriverebbe dall’affrancamento dei servi della gleba o dal fatto che, probabilmente, insistendo sul confine dei territori di varie città, era una “villa franca”, cioè una tenuta su cui non gravavano tasse.
La struttura è (o meglio, era) imponente: comprendeva due livelli, piano terra adibito a stalle e depositi, piano superiore adibito a dimora signorile. Su due dei quattro vertici dell’edificio principale sorgevano delle torrette con feritorie che permettevano il controllo sull’area circostante.
Originariamente, come si nota in una foto d’epoca, era presente uno stemma con un’epigrafe. Un’altra epigrafe si nota ancora oggi, all’ingresso del piano nobile, nel giardino retrostante. Essa va a ricordare i lavori di ampliamento della tenuta effettuati su commessa di Vespasiano Volpicella, nobile di Molfetta, nel 1634.
All’esterno della dimora è presente un agrumeto, la casa del massaro e la chiesetta di Santa Maria dell’Isola, che si aggiunge a un’altra cappella, forse quella originaria, che si trova al piano terra dell’edificio principale e presenta alcuni affreschi di angeli.
La chiesetta presentava un campanile a vela e un ricco altare in pietra, trafugato dopo il crollo dell’edificio nel 2018. Si aggiunge, a terminare la lunga serie di edifici, un palmento piuttosto malconcio.
Al piano nobile della masseria sono presenti una serie di importanti affreschi molto antichi, probabilmente coevi con l’espansione della tenuta operata da Vespasiano Volpicella. Le decorazioni sono a tema prevalentemente mitologico, con fauni, idoli e decorazioni vegetali che dimostrano una certa cultura della committenza.
Sulla parete che accoglie il visitatore, l’asimmetria strutturale dell’apertura della porta è risolta con la realizzazione di un trompe-l’oeil, con una porta affrescata appena socchiusa che sembra stimolare la fantasia del visitatore.
Anche i pavimenti in cotto sono ancora quelli originali, anche se pesantemente rovinati dallo scorrere del tempo.
Originariamente, era presente una sorta di veranda al piano terra, con due arcate, che sostenevano un intero quarto della struttura. Proprio la presenza di questo elemento di vuoto deve aver permesso il crollo, avvenuto come detto nel 2018, che ha completamente sfigurato l’antico edificio.
Un vero peccato che la struttura sia abbandonata così, nell’indifferenza di tutti, presentando elementi di simile pregio.
Giuseppe Mennea