Il regista e sceneggiatore Karim Aïnouz è un habitué del festival di Cannes. Il suo debutto alla regia con “Madame Satã” è stato presentato nella sezione Un Certain Regard nel 2002 e di cui si è aggiudicato il premio nel 2019 con “La vita invisibile di Eurídice Gusmão”, mentre nelle ultime due edizioni del festival ha concorso per la Palma d’oro nel 2023 con “Firebrand” e quest’anno con “Motel destino”. Ma Aïnouz nasce come documentarista.
Tra i tanti documentari da lui firmati e diretti, in “O marinheiro das montanhas” (ovvero “Il marinaio delle montagne”) si mette a nudo raccontando della propria vita in un’opera intima e personale. Il regista compie un viaggio imbarcandosi per l’Algeria, Paese natale del padre che lasciò sua mamma quando era incinta di sette mesi. Aïnouz è, infatti, nato e cresciuto dalla madre e nonna materna nel quartiere di Papicu, nella città di Fortaleza, Brasile, al numero 880 di Avenida Santana Jr. I suoi genitori si erano conosciuti anni prima negli Stati Uniti e Aïnouz ha incontrato per la prima volta suo padre all’età di diciotto anni. Partito alla volta della regione algerina della Cabilia, qui incontra alcuni lontani membri della sua famiglia e si reca anche nel villaggio d’infanzia del padre Beni Yenni.
La voce fuoricampo è quella regista che interroga sua madre Iracema sul suo passato e su quello del padre e della sua famiglia. Il tutto è ripreso in prima persona dalla telecamera del regista il quale rende in questo modo lo spettatore partecipe della sorpresa e della scoperta delle sue origini.
Sofia Fasano