Anna Maria Ortese è tra le voci letterarie più importanti della letteratura italiana novecentesca. Nata a Roma e cresciuta tra il Sud Italia (Puglia, Basilicata e Campania) e la Libia, nel 1975 si è trasferita in Liguria fino alla fine dei suoi giorni.
Il suo legame con Napoli è speciale in quanto terra natia di sua mamma. Per lei Napoli è tanto magica quanto mistica.
“Il mare non bagna Napoli” è una raccolta di racconti diversi tra loro, alcuni narrativi, altri autobiografici con spesse vene di politica. Nella prima parte le immagini presenti, vivide e crudelmente realistiche, raccontano una Napoli nel secondo dopoguerra, in un secondo momento, invece, Ortese fa ritorno nella città partenopea dopo diversi anni. La città è cambiata? O Napoli è rimasta sempre se stessa? E l’autrice?
“Il mare non bagna Napoli” è stato pubblicato per la prima volta nel 1953, ma l’edizione acquistabile in libreria o presente nelle nostre case è del 1994 e, a distanza di “quattro decenni”, l’autrice lo presenta con un’introduzione come apologia. Quest’opera, dice, è stata percepita “contro Napoli”, quando il suo intento era completamente l’opposto.
Autrice di “Corpo celeste”, “Angelici dolori”, “Il cardillo addolorato”, quest’anno è ricorso il centodecimo anniversario della sua nascita – 13 giugno 1914. Per quest’occasione la casa editrice che cura le sue opere ha pubblicato una ristampa de “Il monaciello di Napoli”, un racconto ispirato alle fiabe narrate dalla nonna durante il periodo a Tripoli e alle leggende di Matilde Serao.
Sofia Fasano