A Brindisi esiste una piccola chiesetta la cui storia è strettamente collegata alle crociate. Si tratta della chiesa di San Giovanni al Sepolcro e sorge nel centro storico del capoluogo di provincia.
Il piccolo tempietto romanico venne costruito in epoca normanna e probabilmente la commessa arrivò direttamente da Boemondo d’Altavilla, giunto a Brindisi di ritorno dalla Terra Santa. Non bisogna dimenticare che la città ha da sempre rivestito il ruolo di importante porto sull’Adriatico, ruolo peraltro ricoperto anche in epoca classica.
Quello di Boemondo voleva essere un modo per rendere grazie dell’esito della Crociata, oltre che rappresentare un luogo di transito per i fedeli e i militari diretti in Terra Santa.
La pianta è circolare, andando a riprendere la struttura dell’Anastasis, un edificio che all’epoca delle crociate venne costruito attorno al luogo in cui si pensava si trovasse il sepolcro di Cristo. Venne assegnata all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro già attorno al 1126, ed era ancora da tale Ordine detenuta nel 1220, quando le chiese dell’Ordine furono oggetto di un privilegio da parte di papa Onorio III.
Nel 1489, estinto tale Ordine, l’edificio passò ai Giovanniti o Ospitalieri, divenendo appannaggio dell’Ordine di San Giovanni e ottenendo l’attuale denominazione.
Un grave terremoto, verificatosi nel 1761, danneggiò il complesso, oltre a distruggere gran parte degli edifici di Brindisi, decretando l’inizio di un periodo di forte degrado culminato con la perdita della quasi totalità degli affreschi.
Solo a metà dell’Ottocento il complesso venne restaurato, a seguito dell’acquisizione da parte del Comune avvenuta nel 1868. Divenne quindi sede temporanea del Museo Civico di Brindisi fino al 1955. Gli scavi susseguitisi negli anni hanno portato alla luce i resti di una preesistente domus romana.
Sicuramente a colpire il visitatore è il portale con protiro, arricchito da stipiti decorati a bassorilievo, con scene mitologiche, dell’Antico Testamento e della contemporaneità (si nota un guerriero normanno). L’edificio è realizzato in carparo e all’interno presenta otto colonne marmoree. Queste sostenevano originariamente una cupola, crollata a causa del terremoto, e sostituita ad oggi da una capriata.
Le colonne sono di reimpiego, probabilmente di epoca romana, e presentano diversa pezzatura e dimensioni. Anche i capitelli, ricchi e istoriati, presentano datazione diversa.
Sulle pareti si identificano frammenti di affresco, con ogni probabilità risalenti al XIII secolo: si notano alcune scene (deposizione di Cristo, crocifissione, flagellazione) e raffigurazioni della Madonna e di alcuni Santi, tra i quali San Giorgio, San Giovanni Battista. La superficie degli affreschi di gusto bizantino è interamente scalpellata, segno della successiva realizzazione di nuovi cicli di decorazione più moderni.
Tra le altre cose, è presente una cripta che conserva mosaici di una grande domus romana, che si estendeva anche oltre il limite del tempietto. Si notano anche elementi tipici della simbologia medievale, tra cui il nodo di Salomone, inciso su una delle colonne dell’edificio. Alle spalle dell’edificio, da dove originariamente si accedeva mediante un portale dal gusto orientale, esiste un giardino di circa 500 metri quadri.
Giuseppe Mennea