Contrariamente a quanto sostiene il detto “donna al volante pericolo costante”, le statistiche dimostrano che le donne guidano molto meglio degli uomini, grazie ad una maggiore prudenza, causando pertanto un numero minore di incidenti. Secondo i dati ISTAT gli uomini, infatti, sarebbero responsabili dell’83% degli incidenti stradali mortali, così come il 93% dei pirati della strada che scappano sono di sesso maschile.
Si potrebbe credere che il più alto tasso di incidenti dipenda dal fatto che gli uomini guidano molto di più rispetto al gentil sesso: tuttavia, una ricerca di Quattroruote ci informa che gli uomini italiani percorrono mediamente 11.500 km ogni anno, mentre le donne ne percorrono 10.600. La differenza del 10% di chilometraggio non può configurarsi come una giustificazione della netta differenza di incidentalità. Del resto, però, bisogna ricordare che molti autisti professionisti sono spesso uomini e ciò giustificherebbe parzialmente una percentuale più alta di sinistri stradali: si pensi a figure come quelle del camionista, conducente di pullman e tassista.
A detta di uno studio dell’Insurance Institute for Highway Safety, negli Stati Uniti d’America le donne sono causa di meno incidenti, ma ciononostante muoiono proporzionalmente di più. Alla base di questo dato, possiamo porre il fatto che le donne conducono veicoli più leggeri e piccoli. Paradossalmente, però, gli uomini si dichiarano molto più sicuri alla guida.
Fra le cause di questo divario, è possibile certamente rintracciare numerosi aspetti culturali; tuttavia, un ruolo non secondario è ricoperto dal maschilismo che permea l’industria dell’automobile: dagli sport motoristici molto in voga al giorno d’oggi e al giornalismo ad esso legato, sino alle pubblicità di veicoli che esaltano la potenza e l’aggressività di una macchina, finanche i product placement nei prodotti audiovisivi, in cui le auto sono guidate in maniera del tutto spericolata, ma l’azione appare divertente, adrenalinica e coraggiosa. Non a caso sono all’ordine del giorno notizie di cronaca drammatiche che informano della scomparsa di uomini, soprattutto giovani, che impugnano il volante della loro auto o moto oltrepassando di gran lunga i limiti previsti, lucidamente o sotto effetto di sostanze, in una corsa che li conduce verso la morte.
Per chi volesse approfondire questa tematica, consiglio la lettura dell’interessantissimo saggio ‘Il costo della virilità’ di Ginevra Bersani Franceschetti e Lucile Peytavin, preziosa fonte dell’articolo: l’opera propone degli interrogativi inediti sul perché siano specialmente gli uomini in Italia gli attori di vicende criminali di varia entità e gravità; se si tratta di comportamenti acquisiti da modelli negativi, allora possiamo ben sperare per il nostro futuro come società.
Maria Elide Lovero