La realtà e l’orrore nelle Magdalene Laundries legittimate per secoli

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Immagine da Trinity College.

Dalla storia biblica di Santa Maria Maddalena, “peccatrice penitente” e in seguito seguace di Gesù, prendevano il nome le prime “Magdalene Laundries” (note come “Case Magdalene”), istituti del XIX secolo gestiti dalla Chiesa cattolica irlandese nati con il proposito di accogliere ragazze orfane o ritenute immorali secondo gli standard dell’epoca per la loro condotta, si trattava, ad esempio, di giovani donne rimaste incinte fuori dal matrimonio. “Laundries” significa in realtà “lavatoio”, ovvero il luogo dove lavoravano queste ragazze per coprire le spese di vitto e alloggio nelle case associate, le “Mother and Baby Homes”.
Tuttavia, la realtà di questi luoghi era ben lontana dagli autentici principi cattolici. Qui le ragazze madri venivano sfruttate e i loro figli, quelli più fortunati, sottratti e venduti. Le suore, appartenenti a vari ordini, pensavano di “punire” le giovani per i loro peccati attraverso svariati maltrattamenti e cure inesistenti che sfociavano il più delle volte nel decesso. Una sorte simile era destinata ai bambini che non venivano affidati. La malnutrizione e le malattie, come il morbillo e la polmonite, erano le principali cause dell’altissimo tasso di mortalità infantile nelle laundries. Solo nel 2017 è stata rinvenuta una fossa comune che conta i resti di circa 800 bambini, “colpevoli” solo di essere nati illegittimi e che pagavano, come per estensione, le conseguenze della condotta imputata alle loro madri.
Queste vicende, legittimate per secoli dalle autorità, sono venute a galla solo il secolo scorso e ancora oggi non vi è nessun capo d’imputazione per i responsabili.

Sofia Fasano

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