L’aragosta bollita viva: un metodo di cottura crudele

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Al giorno d’oggi l’aragosta viene considerata un alimento di lusso, il cui costo oscilla fra i 45 e i 70 euro al kg per il prodotto fresco e fra i 25 e 30 euro al kg per l’articolo congelato importato. Un tempo, però, si trattava di un cibo largamente consumato e a basso prezzo: quando i coloni giunsero in America per dar vita ai primi insediamenti, sulle coste le aragoste erano tanto abbondanti da essere impiegate come materia cibaria per i maiali.

Attualmente in Italia non vige alcuna legge che vieti di cuocere in acqua bollente le aragoste ancora vive, metodo di cottura rimasto in voga per via della convinzione molto diffusa che così la carne rimanesse più tenera e godibile al palato. Tuttavia, da marzo 2018 è in vigore in Svizzera una norma, parte di un programma più ampio di tutela degli animali, che rende illegale la tradizionale pratica culinaria, poiché considerata crudele. È obbligatorio, infatti, stordire preliminarmente i crostacei con l’ausilio dell’elettroshock o distruggendone meccanicamente il cervello. I crostacei sono esseri senzienti dotati di un complesso sistema nervoso che gli fa sperimentare il dolore, come illustrato dalle ricerche anglosassoni apparse sul “Journal of experimental biology”, in cui è stato dimostrato con prove empiriche che i movimenti di astici e aragoste nell’acqua bollente sono delle disperate contrazioni di dolore date dalla prolungata agonia dell’animale; inoltre, essendo sprovvisti di corde vocali, non risultano in grado di emettere lamenti o segni di sofferenza.
Nel nostro Paese la conservazione e il trasporto dei crostacei nel ghiaccio, invece, rientrano nel reato descritto nell’articolo 727 del Codice Penale, il quale stabilisce che vada punito, con la reclusione in carcere o con una ammenda pari a 1000 euro, “chiunque per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche”.
I recenti dati pubblicati dall’Eurobarometro hanno messo in evidenza l’aumemto dell’interesse da parte degli italiani per il benessere animale, tanto che il numero di persone vegetariane e vegane è in costante crescita: i primi si aggirano intorno al 7,2%, i secondi sono circa il 2,3% della popolazione italiana.
Maria Elide Lovero
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