Patricia Highsmith (1921-1995) è stata una scrittrice americana tra le più originali e inquietanti della narrativa contemporanea del genere thriller. La sua penna ha dato vita a un mondo tutto suo, pieno di pericoli in cui si uniscono – ripetutamente – due universi lontani e dove il crimine viene mostrato come qualcosa di nascosto nella vita quotidiana.
Il successo letterario è solo successivo alla trasposizione cinematografica del suo primo romanzo, “Sconosciuti in treno”, per mano di Alfred Hitchcock. Infatti, i romanzi di Highsmith non sono apprezzati tanto in patria quanto in Europa dove si trasferì (in Svizzera dal 1963 fino alla morte).
Un punto cardine della sua scrittura è sicuramente la celeberrima saga di Tom Ripley, serial killer, truffatore e sadico, personaggio a cui molti attori hanno dato il volto da Alain Delon (“Delitto in pieno sole” di René Clément), a Matt Damon (“Il talento di Mr. Ripley” di Anthony Minghella) fino a Andrew Scott in tempi recenti (nella serie “Ripley” di Steven Zaillian). Questi citati sono tutti adattamenti del primo romanzo del 1955, il regista tedesco Wim Wenders, invece, ha diretto l’adattamento de “L’amico americano”. Molte altre sue opere, inoltre, sono state soggetto per il grande schermo negli anni, come l’oscuro romanzo “Carol” (“The price of salt”) da cui è stato tratto il film made in Hollywood di Todd Haynes con Cate Blanchett e Rooney Mara. Questo è l’unico romanzo “d’amore” scritto da Highsmith di cui, infatti, si vergognava e che per questo motivo ha pubblicato inizialmente sotto pseudonimo. Si tratta di un episodio similmente accadutole, come racconta nei suoi diari su cui scrive dagli anni Trenta.
Personalità eccentrica, Patricia Highsmith è protagonista di aneddoti tra i più bizzarri dall’aver costruito barchette in miniature per le sue rane in giardino all’aver portato un centinaio di lumache e della lattuga nella borsetta a una festa per avere qualcosa di cui parlare.
Sofia Fasano