Ferzan facci vedere il film! – recensione di “Diamanti”

  • 0
  • 61 visualizzazioni

Uscito circa un mese fa, “Diamanti” di Özpetek è stato il film italiano più visto al cinema durante il periodo delle festività passate.

Il regista Özpetek.

Lo scorso lavoro, “Nuovo Olimpo” è stato un prodotto Netflix, ma con “Diamanti” il regista turco naturalizzato italiano era desideroso di tornare e/o approdare sul grande schermo. Infatti, per un inspiegabile attacco di protagonismo, Özpetek appare sulla scena più volte insieme alle attrici (e due attori, Accorsi e Marchioni) e ci rende spettatori di uno “spiegone” che altro non è che la lettura della sceneggiatura. La sua volontà, espressamente dichiarata, è quella di fare un nuovo film con le attrici con cui ha già collaborato più volte in passato e che definisce i suoi diamanti. Ma questo insipido metacinema ce lo si poteva ben risparmiare. Un film cui la pretesa del regista di trattare dell’empowerment femminile finisce per metterlo in secondo piano e oscurarlo proprio a causa della sua ingombrante e non necessaria presenza.
In più il cast corale quasi del tutto al femminile non rende giustizia a tutti i personaggi le cui storie alcune vengono liquidate in quattro e quattr’otto, altre non vengono neanche minimamente accennate e affrontate, rendendo la presenza degli attori superflua e non gratificata. È un peccato perché si tratta di grandi interpreti del cinema italiano, queste protagoniste hanno perlopiù problemi con i loro familiari (una sorella, una nipote, un figlio, un marito, una figlia scomparsa).
Inoltre, per un film ambientato in una sartoria interamente gestita e nella quale collaborano solo donne, le “formiche” che singolarmente non sono niente, ma insieme sono tutto e la cui forza è proprio l’ingegno, la bravura nel cucire e nel realizzare abiti e costumi, era necessario un costumista uomo? Non molto significativo, invece. Per non parlare del poster del film creato con l’intelligenza artificiale proprio quando il cinema cerca di fuggire e non lasciarsi ammaestrare da questo nuovo strumento. In conclusione, il film risulta una visione gradevole (sarà l’umorismo fuori copione di Geppi Cucciari), forse solo troppo prolungata e dal sapore di fiction tv.

Sofia Fasano

Jackie, Diana e Maria viste da Pablo Larraín
Articolo Precedente Jackie, Diana e Maria viste da Pablo Larraín
Un incontro di speranza: la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani a Bari
Prossimo Articolo Un incontro di speranza: la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani a Bari
Articoli collegati

Lascia un commento:

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I tuoi dati personali verranno utilizzati per supportare la tua esperienza su questo sito web, per gestire l'accesso al tuo account e per altri scopi descritti nella nostra privacy policy.